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Domenica 22 dicembre 2024

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Inverni miti e primavere con punte rigide, come difendersi dalle gelate

Lo sfasamento delle temperature negli ultimi anni mette sempre più a rischio il comparto ortofrutticolo cuneese. Le misure per mitigare questi eventi estremi

La Guida - Inverni miti e primavere con punte rigide, come difendersi dalle gelate

Cuneo – Lo sfasamento delle temperature invernali e le brusche gelate primaverili degli ultimi anni stanno mettendo sempre più a rischio il comparto ortofrutticolo cuneese. Diventa sempre più importante intraprendere tutte le misure che consentano alle imprese di mitigare eventi atmosferici che, sebbene improvvisi, possono essere previsti e contrastarne l’effetto sulle produzioni. 

Dalla fine degli anni Novanta, i tecnici del Coordinamento frutticolo della Fondazione Agrion e dell’Agenzia 4A Coldiretti, in stretta collaborazione con il servizio agrometereologico della Regione Piemonte, hanno creato un gruppo di lavoro che si occupa di verificare tutte le possibilità di difesa dalle gelate.

In questi ultimi anni il clima ha subito variazioni di rilievo anche nella nostra regione e uno degli eventi sicuramente rilevabile è l’eccessiva mitezza degli ultimi inverni, caratterizzati da temperature minime sempre prossime allo zero e con il verificarsi già a gennaio e a febbraio di un clima decisamente primaverile.

La prima conseguenza di tale sfasamento è la precoce ripresa vegetativa di tutte le specie, soprattutto di quelle arboree. Purtroppo, però, l’eccezionale andamento del periodo invernale negli ultimi due anni non ha investito la primavera, che continua a rimanere caratterizzata da temperature altalenanti: le temperature possono variare da oltre 20 °C a diversi gradi sotto lo zero, cogliendo le diverse specie in fasi fenologiche altamente sensibili a queste oscillazioni.

Dinamica delle gelate

Il termine gelata viene attribuito comunemente a più fattori meteorologici di diverso tipo: in base alla manifestazione esterna del fenomeno, per esempio, si usa definire “gelate bianche” o “brinate” le gelate che producono un deposito più o meno abbondante di brina sul terreno o sulle piante. Questo avviene quando l’umidità dell’aria è abbastanza elevata (80-90%) e quindi quando la temperatura scende sotto lo 0 °C, appena superato il 100% di umidità relativa, si realizza un’abbondante sublimazione del vapore in cristalli di ghiaccio. Il deposito di ghiaccio continua finché c’è disponibilità di vapore acqueo e fino a quando la temperatura continua a calare. Vengono invece definite “gelate nere” quelle che non producono depositi di cristalli di ghiaccio in quanto il contenuto di vapore acqueo nell’aria è così basso (>50-60%) che possono essere raggiunte temperature di diversi gradi sotto lo zero senza che il contenuto di vapore raggiunga il punto di saturazione e quindi senza nessun passaggio di stato da vapore a ghiaccio. In questo caso, la pianta subisce un danno maggiore in quanto non beneficia a parità di temperatura di nessun effetto di calore latente. Inoltre il basso tasso di umidità tende a far appassire la vegetazione e a far penetrare più facilmente il gelo nei tessuti. Maggiore è la persistenza del fenomeno e maggiori saranno i danni.

Come prevedere le gelate

Per prevedere le gelate servono previsioni meteorologiche elaborate nel breve periodo. Una volta individuato il pericolo, si dovrà cominciare il monitoraggio delle temperature alle ore 17 (ora solare) di tutte le sere con lo psicrometro per valutare l’effettiva pericolosità della notte successiva. Con la tabella psicrometrica è possibile calcolare l’umidità relativa dell’aria ed è questo un parametro da tenere in seria considerazione: più alta è l’umidità relativa e minore sarà il pericolo di brinata, poiché l’umidità dell’aria tende a mitigare l’abbassamento termico. Considerando la temperatura e l’umidità è possibile prevedere una gelata e la sua pericolosità. 

Sistemi di difesa attiva

Irrigazione antibrina. Il metodo più adottato e con maggiori capacità di difesa dalla brina è attualmente l’irrigazione a pioggia soprachioma cosiddetto “a basso volume”. Si basa sulla creazione di ghiaccio (ogni grammo di acqua ghiacciando genera 60 calorie) e sul mantenimento, all’interno dell’appezzamento trattato e in prossimità dei vegetali, di acqua e ghiaccio e quindi di una temperatura prossima agli 0 °C.

Candele antigelo. Accendendo speciali candele di paraffina si tratta di creare da 300 a 600 punti di riscaldamento per ettaro che, essendo dislocati in modo puntiforme, rallentano o bloccano l’inversione termica nell’appezzamento trattato.

Miscelatori d’aria. I cosiddetti “ventoloni” sono costituiti da due grosse pale montate su una torre di circa 11 metri e azionate da un motore di 120-160 cv. Il concetto su cui si basa questo metodo è quello di utilizzare l’aria più calda che, almeno nei momenti di inversione, si trova negli strati più alti e di convogliarla verso il terreno.

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