Savigliano – Prosegue al tribunale di Cuneo il processo per molestie sessuali a carico di M. V., insegnante di sostegno accusata di aver approfittato della propria posizione di insegnante per abusare sessualmente di uno studente di origini straniere, in Italia da qualche anno, che lei avrebbe dovuto aiutare a prepararsi in vista dell’esame di terza media da fare da privatista. Il progetto di sostegno nello studio avrebbe dovuto essere svolto a scuola in orario pomeridiano a partire da gennaio 2018, ma già durante le vacanze di Natale l’insegnante avrebbe iniziato a vedere il ragazzo a casa propria: il fatto insospettì la madre del ragazzino, che giudicò non normale quella modalità di rapporto. Poi ci fu quella notte di inizio gennaio in cui, prendendo a pretesto una presunta litigata con la madre, il ragazzino rimase a dormire a casa dell’insegnante e di lì poi telefonate e scambi di messaggi continui fra i due, le foto intime che lei gli aveva mandato, il tatuaggio sulla spalla con il nome di lui e il profilo social aperto con uno pseudonimo e i numeri corrispondenti alle loro date di nascita. In aula all’ultima udienza ha deposto la psicologa che seguiva il giovane e che è stata coinvolta dalla scuola anche nell’attivazione del progetto di sostegno allo studio: “Prima di Natale c’era stata una riunione per pensare a un progetto per il ragazzo ma poi questo non partì perché non ero convinta che la persona incaricata fosse capace di mantenere i confini indicati. Avevo saputo che il ragazzo era già stato a casa dell’insegnante e non era stato definito che potesse fare questo tipo di intervento prima dell’avvio del progetto”. Ha poi deposto l’educatore che seguiva il giovane in attività extrascolastiche: “Ricevetti una telefonata dall’insegnante di sostegno durante le vacanze di Natale per un litigio che il ragazzo aveva avuto con la madre. Mi chiese consiglio e io le dissi che doveva assolutamente riportarlo dalla madre e che non era opportuno che si prendesse quella responsabilità”. L’educatore ha poi aggiunto che il ragazzo aveva una situazione familiare fragile e che aveva bisogno di una figura adulta di supporto e che non si era mai posto come più adulto della sua età. Il processo proseguirà il 13 settembre.