Cuneo – Le sorgenti si stanno asciugando, alcune sono sparite, altre spariranno. L’acqua non c’è più e non si fabbrica. Si può solo cercare di razionare e non sprecare. E si possono cercare soluzioni alternative per garantire il servizio come mettere vasche e serbatoi, installare cisterne o autoclavi funzionali ad eventuali rifornimenti.
Questo il messaggio che lancia Acda in primis inviando una lettera a tutti i sindaci ma anche avvertendo i cittadini che vivono e che lavorano sul territorio, in un momento particolarmente difficile.
Acda sta facendo il giro dei Comuni e delle Unioni Montane per cercare di spiegare la situazione in vista dell’estate, coinvolgendo chi ha attività produttive, insediamenti turistico-ricettivi che rischiano di rimanere senza acqua. Sta pianificando dunque il potenziamento del servizio di rifornimento acqua a mezzo autobotti.
“Stiamo incontrando le Unioni montane – spiega il presidente di Acda Livio Quaranta – per spiegare la situazione e per cercare di insistere che gli interventi che possono fare con l’8% che gli spetta dalle tariffe, vengano finalizzati per interventi di ricerca acqua e per dotarsi di vasche e serbatoi”.
Acda sta procedendo con impegnative risorse mettendo in rete determinate aree e borgate che possono essere collegate, anche cercando sorgenti dove possono essercene ancora, sta ripulendo meglio le sorgenti per recuperare tutta l’acqua possibile e sta facendo raccomandazioni.
Tre in particolare i messaggi: “Cari sindaci dite che l’acqua è un bene finito che è davvero a rischio – aggiunge Quaranta -; dunque stiamo molto attenti sulle attività economiche nuove che devono essere accompagnate da un piano di servizi capendo che si possono sviluppare solo se c’è acqua; e poi chiedere ai titolari di attività di zone a rischio di dotarsi di vasche, serbatoi dove raccogliere acqua piovana o di notte”.
Acda accompagna questa campagna di condivisione e informazione con il territorio, al lavoro di ricerca delle perdite sezionando 1000 km di rete, e continuando i trasporti con autobotti. Sono mille i chilometri di tubature che vengono controllate per la ricerca perdite, cioè per recuperare tutta l’acqua possibile. L’Acda sta intervenendo in queste settimane sulla base di un lavoro che già lo scorso anno è stato realizzato e che ha consentito il recupero di risorse stimato in 89 litri al secondo, pari a oltre 2,8 milioni di metri cubi all’anno.
Lo strumento utilizzato per rintracciare la zona in cui è avvenuta la rottura della tubazione è il geofono. Si tratta di un sensore in grado di captare le onde che si propagano nel terreno; può rilevare frequenze bassissime ed inviarle all’operatore dotato di apposita cuffia ricevente. La ricerca di perdite d’acqua nel labirinto cittadino è decisamente complicata in quanto le attività quotidiane che caratterizzano gli insediamenti umani (mercati, traffico veicolare, assembramenti) generano un caratteristico “rumore di fondo” che disturba l’attività di ricerca. Per questo occorre che l’attività sia eseguita da personale altamente specializzato.
Intanto da agosto a dicembre 2022 sono stati 172 i trasporti di acqua con autobotte e 41 con autocisterne per oltre 4.088 metri cubi di acqua trasportata ai serbatoi delle borgate rimaste all’asciutto. Il problema si sente da mesi nelle zone più alte e in quelle più interne: è stata portata tanta acqua e si continua a fornirne, perché le sorgenti superficiali sono praticamente secche, o quasi.
Lo scorso anno si è iniziato in estate a portare acqua, ma da allora questo servizio di emergenza non è più stato interrotto.
“Se c’era bisogno di qualche conferma – aggiunge il presidente dell’Acda -, la gravità della situazione è ancora più evidente che nei mesi scorsi: è il momento di scelte forti, a partire dagli investimenti, dalle risorse pubbliche, dalla destinazione dei fondi, compresi quelli del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con ingenti fondi europei). Si chiede a gran voce di contrastare le perdite di acqua sulla rete, ma questo significa sostituire le tubazioni, e per la sola Acda, con i suoi 8.000 chilometri di reti, significherebbe centinaia di milioni di euro. Se le risorse non vengono stanziate a livello nazionale e magari su disponibilità dei fondi comunitari, tutto questo è semplicemente impossibile. Serve un intervento forte e deciso, anche per quanto riguarda la rappresentanza politica e istituzionale del territorio, ai più alti livelli, altrimenti si tratta solo di parole e non di fatti”.
E sarà un’estate con sacrifici intensi e con un’attenzione che dovrà essere altissima davvero per tutti.