Borgo San Dalmazzo – Si è concluso con due condanne il processo per l’aggressione a B. E. N., il cittadino di origini marocchine che il 26 novembre 2021 venne aggredito e picchiato per futili motivi da S. R. e G. N. R., due fratelli di Cuneo. Nel processo delle mezze verità, quelle riferite in aula al giudice dai numerosi testimoni dell’aggressione, alla fine quella che è risultata più credibile è stata proprio quella riferita dalla vittima dell’aggressione, che raccontò di essere stato minacciato da uno dei due fratelli e poi picchiato da entrambi e che all’interno di quel bar non aveva trovato nessuno disposto a testimoniare per lui “dal momento che tutti avevano paura dei due fratelli perché quelli picchiano”.
Nonostante il locale non fosse enorme, infatti, tutte le persone ascoltate nel corso dell’istruttoria aveva raccontato versioni molto diverse della lite e della caduta di B. E. N. Secondo un testimone l’uomo era scivolato da solo sul gradino all’entrata; stando a un altro invece ci sarebbe stata effettivamente una piccola discussione con conseguente leggera spinta; secondo un terzo testimone la caduta sarebbe stata autonoma e secondo un altro ancora non ci sarebbe stata neanche la caduta ma solo una parziale perdita di equilibrio fino al bancone dove l’uomo si sarebbe appoggiato per non cadere a terra.
La parte offesa del processo invece aveva riferito di aver subito minacce cui seguì una vera e propria aggressione da parte dei due fratelli, con lanci di bottiglie e sedie, un parapiglia che il gestore del bar ha ammesso implicitamente quando riferì al giudice di aver lasciato che B. E. N. se ne andasse senza pagare “visto quello che era successo”. Ci sarebbero state anche telecamere a testimoniare l’accaduto, ma il proprietario del bar non le aveva guardate per capire cosa fosse successo, e quando i Carabinieri chiesero di visionarle in seguito alla denuncia, la videocamera era stata sovrascritta poiché la memoria era piena. Al pronto soccorso dove la vittima si recò in seguito all’aggressione, i medici refertarono 10 giorni di prognosi.
Per il pubblico ministero che ha bollato come inattendibili le testimonianze dei presenti, la responsabilità dei due imputati era stata confermata e la pena richiesta è stata di sette mesi per S. R. responsabile delle minacce e delle lesioni e di sei mesi per G. N. R. responsabile delle lesioni. Secondo la difesa invece la contestazione delle minacce a sfondo razziale non sarebbe stata provata così come le lesioni denunciate di cui non ci sarebbe traccia se non per il dolore addominale dovuto forse a una patologia di cui l’uomo soffriva già da tempo.
Una richiesta di assoluzione che però il giudice non ha accolto giudicando i due fratelli responsabili delle accuse contestate e condannando S. R. a un anno e tre mesi di reclusione e G. N. R. a un anno e un mese di pena.