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Venerdì 22 novembre 2024

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Raggiro e furto in casa di una 93enne, condannata a quattro anni e mezzo

Il fatto avvenne in un condominio di Borgo San Dalmazzo nel dicembre 2017, con la scusa di lasciare un messaggio alla vicina

La Guida - Raggiro e furto in casa di una 93enne, condannata a quattro anni e mezzo

Borgo San Dalmazzo – Con la scusa di lasciare un messaggio alla vicina di casa della signora che abitava in un condominio di corso Barale, si era fatta aprire la porta e mentre la padrona di casa, all’epoca 93enne, andava a prenderle un foglio di carta, lei aveva rovistato ovunque alla ricerca di denaro e gioielli, trovandone per circa 1.500 euro. La donna descritta dalla vittima del furto avvenuto il 12 dicembre 2017 era piuttosto anonima in quanto a corporatura ed età, se non fosse stato per quel cappello bianco che l’anziana signora ricordava bene e che venne ripreso dalle telecamere comunali mentre la donna scendeva da una Nissan Juke ed entrava nel condominio dove abitava la vittima del furto. Quella telecamera non riprese il numero di targa, e anche se non fu possibile riconoscere l’uomo al volante, le inquadrature della telecamera posta in largo Argentera non lasciarono dubbi sul proprietario della vettura, D. G., nomade cuneese, residente a Villafranca con la convivente L. N., entrambi con precedenti specifici per furto in appartamento. Stando però al testimone chiamato in aula dalla difesa, il titolare di un’agenzia immobiliare di Villafranca, quel giorno la coppia si trovava nel proprio appartamento a stipulare un mandato di vendita alla presenza sua e della sua impiegata. Chiamata a confermare la versione del testimone della difesa, l’impiegata dell’agenzia, che di quell’appartamento realizzò il fascicolo fotografico per l’annuncio di vendita, era certa di essersi recata nell’alloggio in un giorno in cui i proprietari non c’erano: “Il mio titolare aveva le chiavi e così entrammo a scattare le foto. Io andai solo quella volta e non incontrai mai i proprietari dell’appartamento”. Una deposizione che ha incrinato la credibilità del testimone della difesa e che ha convinto il pubblico ministero a chiedere la condanna per entrambi gli imputati alla pena di quattro anni e 1.000 euro di multa. Una richiesta rigettata dalla difesa che ha messo in discussione l’attendibilità del riconoscimento della presunta ladra fatta dalla vittima davanti ai Carabinieri, e che ha messo in dubbio tutto l’impianto accusatorio basato sulla certezza che l’imputata fosse scesa e poi risalita sulla stessa Nissan ripresa dalle telecamere, mentre l’unica certezza è che dall’auto scese una persona con un cappello bianco che poi si allontanò dal condominio a piedi. Una richiesta di assoluzione ancora più decisa per D. G. che non risultò riconoscibile dalle riprese delle telecamere e che nessuna persona vide nei pressi del condominio. Sull’estraneità dell’uomo il giudice ha infatti accolto la richiesta della difesa assolvendolo per non aver commesso il fatto; discorso diverso invece per L. N., che il giudice ha condannato alla pena di quattro anni e sei mesi e al pagamento di 1.500 euro di multa. Per quanto riguarda la deposizione dell’agente immobiliare, il giudice ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura in merito al reato di falsa testimonianza.

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