. “Sono tre le cose che posso fare. La prima è osservare. La seconda è pensare. (…) La terza è annusare”. A parlare è la statua di un cane posta su una balaustra della Palazzina di caccia di Stupinigi.
Il libro è infatti un’antologia di racconti in cui i narratori sono appunto le statue di Torino che per qualche minuti svestono la loro silenziosa presenza e conducono il lettore tra pensieri e riflessioni provocate dagli atteggiamenti degli umani passanti. Non fantasticherie stile “notte al museo”. Statue sono e statue restano: immobili, prive di una comunicazione con gli umani, ma non per questo meno attente a ciò che le circonda.
Certo c’è un po’ di rammarico per non poter ricambiare l’occhiolino del passante, ma sanno che proprio la loro riservatezza consente uno sguardo più profondo. Così ha ragione il cane. Annusare gli è proprio come animale, ma osservare e pensare lo accomuna a tutti gli altri monumenti e un po’ anche agli umani
Non sono dunque una guida turistica questi diciotto racconti che danno voce ad altrettante sculture. Non c’è un percorso. Sono piuttosto salti da un monumento all’altro senza badare alla dignità storica o artistica né al linguaggio del soggetto: ognuna è se stessa. Ha una sua personalità.
Anche il tempo viene sconvolto con libertà: il barocco si accosta al contemporaneo, il moderno si accompagna all’antico, il realismo al sogno.
L’idea guida è di fare del monumento una presenza che parla. L’arte si cala nella vita, la si incrocia, troppo spesso distrattamente, nelle piazze o sulle strade. Il monumento molte volte ha vita breve: vive i minuti dell’inaugurazione poi si trasforma in qualcosa di celebrativo, un arredo posizionato e poi dimenticato, appena sfiorato da occhi disattenti.
Quando la statua racconta la sua origine si fa custode di memoria della comunità oppure, più semplicemente, di interrogativo depositato nella mente del passante per non lasciarne appisolare il pensiero.
Diciotto sculture per Torino
Autori Vari
Neos
16 euro