Acceglio – Stava smontando la lastra di marmo da un loculo del cimitero in preparazione della tumulazione che sarebbe avvenuta il giorno seguente, ma la lastra gli scivolò dalle mani mentre era sulla scala e cadde in avanti frantumandosi a terra, mentre lui nel tentativo di non farla cadere perse l’equilibrio scivolando all’indietro dalla scala e cadendo da un’altezza di circa quattro metri fratturandosi il bacino e due vertebre. F.V. era stato per tanti anni il titolare di una piccola ditta a gestione familiare di pompe funebri; da qualche tempo aveva però trasferito la gestione al figlio diventando un dipendente della ditta. Per questo motivo L. V., il figlio della vittima dell’incidente che si verificò il 14 maggio 2021 e titolare della ditta di pompe funebri, è stato chiamato a rispondere in giudizio dell’accusa di lesioni colpose aggravate. Nessuno si trovava nelle vicinanze al momento dell’incidente e fu lo stesso F. V. a chiamare il figlio per avvisarlo della caduta; quest’ultimo a sua volta chiamò i Carabinieri che intervennero sul posto. L’uomo fu trasportato con l’elisoccorso all’ospedale Santa Croce e Carle e in seguito al Cto di Torino con una prognosi di 160 giorni. La sua pratica di infortunio fu chiusa il 21 ottobre. In aula ha deposto il dipendente del servizio Spresal dell’Asl che intervenne sul posto quando già il ferito era stato trasportato all’ospedale. Il tecnico rilevò subito che la scala utilizzata dall’uomo per rimuovere la lastra dal loculo a un’altezza di quattro metri da terra era assolutamente inadatta a quel tipo di operazione: “Era una scala in uso al cimitero ma era sprovvista di certificazioni e aveva difetti che la rendevano inadatta all’uso per il pubblico”, ha riferito il tecnico, che ha anche elencato le caratteristiche che rendevano pericolosa la scala, a partire dai montanti troppo sottili in rapporto alla sua altezza, tanto da provocare oscillazioni. Inoltre aveva un balconcino sulla sommità con un parapetto di altezza inferiore a quanto prescritto dalla normativa e il pavimento non era antiscivolo. Oltre a non essere sicura, quella scala però non era proprio adatta a svolgere quel tipo di operazione, per la quale sarebbe servito invece un montacarichi alzalastre, in modo da evitare la discesa dalla scala con un peso di 27 chili sulla mani senza alcun punto di appoggio sicuro. Controllando poi il documento di valutazione del rischio redatto dal titolare della ditta, il tecnico dello Spresal aveva notato che mancavano riferimenti specifici allo spostamento delle lapidi. L’udienza è stata rinviata al 22 gennaio 2024 per ascoltare gli altri testimoni e per la discussione.