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Domenica 22 dicembre 2024

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Operaio morì sotto un cumulo di materiale in cava, tre a processo

Il 2 marzo 2019 alla Sibelco il 42enne Danilo Dalmasso perse la vita mentre stava prelevando con la sua pala materiale siliceo da un cumulo alto circa 30 metri

La Guida - Operaio morì sotto un cumulo di materiale in cava, tre a processo

Robilante – Il 2 marzo 2019 il 42enne Danilo Dalmasso, operaio della ditta Dovero, perse la vita mentre stava prelevando con la sua pala del materiale siliceo da un cumulo alto circa 30 metri. Quell’ammasso di detriti di varia dimensione, chiamato dagli addetti “cumulo invernale”, era il frutto dell’escavazione che la ditta Sibelco faceva durante l’estate. In inverno da quel cumulo gli operai della ditta Dovero, che aveva in appalto proprio questa operazione, prelevavano con le pale il materiale destinato alla lavorazione nello stabilimento. A seguito delle indagini svolte dalla Procura presso il tribunale di Cuneo per far luce sulle eventuali responsabilità per la morte di Danilo Dalmasso, la cui famiglia è stata risarcita e non si è costituita parte civile al processo, con l’accusa di omicidio colposo sono stati rinviati a giudizio F. S. ed E. D., responsabili delle due ditte, e V. C., dipendente della Sibelco e referente per le operazioni di prelievo del materiale dal cumulo invernale. Davanti al giudice Marco Toscano sono sfilati i primi testimoni dell’accusa sostenuta dal pubblico ministero Attilio Offman; tra questi i colleghi della vittima che hanno descritto come si svolgevano le operazioni di prelievo del materiale dal cumulo invernale. Stando alla formazione ricevuta e alle indicazioni del datore di lavoro, gli operai sapevano che avrebbero dovuto sempre mantenere la benna rivolta verso il cumulo e prelevare il materiale cercando di non creare nicchie ma mantenendo sempre il fronte il più lineare possibile; dopo ogni prelievo gli operai avrebbero dovuto attendere eventuali assestamenti del cumulo per poi riprendere il prelievo con la pala. Tutti gli operai hanno riferito dell’attenzione con cui il datore di lavoro seguiva le operazioni di prelievo nel piazzale del cumulo, recandosi sul luogo più volte al giorno. Precauzioni che però secondo uno dei funzionari della Polizia mineraria della Regione Piemonte non sarebbero state sufficienti a evitare il rischio di frane. Secondo il testimone chiamato dall’accusa, le ditte avrebbero dovuto realizzare uno studio di stabilità in base al materiale e alle caratteristiche geometriche del cumulo e soprattutto avrebbero dovuto realizzare quel cumulo in modo diverso, creando dei terrazzamenti in modo da ridurre l’altezza del fronte su cui operavano gli addetti alle pale. Prescrizione che fu effettivamente eseguita dopo l’incidente, quando al termine del sequestro del cantiere ripresero i lavori. Alcuni degli ultimi testimoni hanno infatti riferito di aver notato questo cambiamento quando si era ripreso a lavorare: “Dall’incidente in poi il cumulo è a gradoni – ha riferito uno degli operai -, non più a piramide, ed è più basso perché è terrazzato. Li facciamo noi i terrazzamenti in accordo con quelli della Sibelco”. Il 28 marzo il processo proseguirà con le deposizioni dei periti di parte.

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