Limone Piemonte – Un amico glielo aveva indicato per la conduzione del gregge nell’alpeggio estivo e lui aveva fatto venire quel giovane albanese a luglio 2020, alloggiandolo in una roulotte parcheggiata nei pressi del paese; dopo circa un mese però gli disse di andare via. Che cosa sia successo in quel mese e perché il rapporto di lavoro si fosse interrotto così presto e bruscamente, è stato l’oggetto del processo che si è svolto al tribunale di Cuneo e dove V. B., il proprietario del gregge, si è presentato come imputato del reato di sfruttamento del lavoro. Secondo la versione dei fatti offerta dall’imputato, quando il giovane albanese arrivò, lui lo sistemò nella roulotte in attesa di fornirgli un regolare contratto di lavoro; cosa che risultò però impossibile a causa del tipo di permesso di soggiorno che il giovane aveva. Il proprietario del gregge gli pagò 600 euro per i giorni che aveva lavorato ma il ragazzo si sarebbe arrabbiato e avrebbe minacciato sia l’uomo sia la moglie e avrebbe anche dato fuoco alla roulotte. A quel punto V. B. si rivolse ai Carabinieri per denunciare le minacce e a seguito della querela venne sentito anche il ragazzo che denunciò di essere stato sfruttato, pagato 600 euro invece degli 800 pattuiti e di aver dormito per circa un mese in una roulotte senza servizi e senza energia elettrica tanto da dover usare il bagno di una casa lì vicino che gli era stata messa a disposizione dall’imputato. In quel mese si sarebbe anche fatto male usando il motorino che gli serviva per raggiungere il gregge in montagna e il proprietario del gregge non lo avrebbe portato in ospedale, preferendo affidarlo alle cure di un “settimino”. Tutti elementi che per l’accusa dimostravano la malafede del datore di lavoro che non avrebbe messo in regola il lavoratore pagandolo meno del dovuto, senza fornirgli un’adeguata sistemazione alloggiativa e assistenza in occasione dell’incidente col motorino. Per questo l’accusa ha chiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione e 1.000 euro di multa. Diversa la conclusione della difesa secondo cui il proprietario del gregge aveva cercato di mettere in regola il lavoratore, fatto testimoniato anche dalla dipendente della Coldiretti che aveva visionato la pratica presentata da V. B., e dato che non ci era riuscito si vide costretto a mandarlo via; se avesse davvero voluto sfruttarlo, questa la tesi difensiva, non lo avrebbe mandato via ad agosto nel pieno svolgimento dell’alpeggio. Credibile invece che il giovane si fosse arrabbiato per la chiusura del rapporto di lavoro tanto da minacciare l’uomo e bruciargli la roulotte, dalla quale, stando a quanto riferito dai Carabinieri intervenuti, avrebbe portato via tutti i propri indumenti che erano piegati e ordinati lontano dall’incendio. Una tesi accolta dal giudice che in mancanza di una prova certa e inconfutabile ha assolto l’imputato per insussistenza del fatto.