Il romanzo d’esordio della scrittrice statunitense nata in Ucraina ha al suo interno elementi di intercontinentalità che vanno oltre il tempo, tra il sogno del socialismo sovietico e la disillusione dell’era Putin. Nel racconto ci sono molti viaggi, alla ricerca di radici ma anche di futuro, tra segreti e ritorni, paure e speranze. Una storia d’amore su un affresco dedicato ai rapporti Usa-Russia nel secolo scorso. Le vicende di tre generazioni di una stessa famiglia, spaziando dalla Russia degli anni ’30 e ’40 agli Stati Uniti del 2008.
La ventitreenne americana Florence Fein, figlia di genitori ebrei e nipote di una donna russa, è da sempre affascinata dal mondo sovietico. La Grande Depressione ha colpito gli Stati Uniti e lei, idealista e nauseata dalle contraddizioni del proprio paese, decide di lasciare New York per trasferirsi nella terra d’origine della nonna, inseguendo il sogno socialista e la promessa di un amore oltreoceano. Una volta giunta a destinazione, però, le speranze svaniscono una dopo l’altra, la ragazza si trova faccia a faccia con la brutalità di un regime sempre più opprimente e rimane presto bloccata in un paese da cui non può fuggire. Molti anni dopo, il figlio di Florence, Julian, emigra di nuovo verso gli Stati Uniti, anche se il suo lavoro nell’industria petrolifera lo porta frequentemente a Mosca. Gran parte della vita della madre gli è stata tenuta nascosta e, quando viene a sapere che il fascicolo del KGB su di lei è stato aperto, organizza un viaggio d’affari per scoprire tutta la verità. Ma il cerchio non si è ancora chiuso: per chiuderlo definitivamente Julian dovrà anche convincere suo figlio, l’ostinato Lenny, che nel frattempo sta cercando di fare fortuna nella spietata Russia di Putin, a tornare a casa.
I patrioti
di Sana Krasikov
Fazi
20 euro