Cuneo – Il nuovo segretario del Pd si deciderà domenica 26 febbraio con il voto delle primarie nei gazebo aperte a tutti, e nella sua volata finale Stefano Bonaccini ha fatto tappa questa mattina, martedì 21 febbraio, a Cuneo. La giornata cuneese è iniziata con la visita al museo Casa Galimberti, per poi proseguire con il passaggio al mercato alimentare in piazza Seminario e quindi l’incontro con i cittadini all’Open Baladin in piazza Foro Boario. La mattinata si è conclusa dalla pedancola Vassallo, per rendersi conto dal vivo della situazione drammatica dei corsi d’acqua e della siccità anche nel cuneese.
Festa della democrazia. Dopo aver chiuso al primo posto il voto nei circoli, Bonaccini ha ribadito l’importanza del voto di domenica. “Tanti sono convinti che la partita sia già terminata. Si è svolta però solo la prima parte: domenica possono votare tutti coloro che si sentono in qualche modo simpatizzanti, elettori del Pd, portando magari chi è deluso ma vuole darci un’altra chance. Fatelo sapere il più possibile per fare in modo che sia una grande festa della democrazia”.
Cambio di passo. Nel suo intervento ha poi spaziato sui temi principali della sua campagna per la segreteria del Pd. A iniziare dalla necessità di “guardare in faccia la realtà. Dopo l’ennesima sconfitta dobbiamo cambiare passo: il Pd deve essere più popolare, deve essere un partito coraggioso e concreto. In questi anni ho invidiato 5Stelle, Fratelli d’Italia e Lega perché se trovate qui fuori e parlate con i loro esponenti, in un minuto capite chi sono e da che parte stanno. Se trovi uno del Pd, a volte ci vuole mezz’ora per capirlo. Noi dobbiamo tirar via questo senso di guardare tutti dall’alto in basso, di avere la verità in tasca”.
Un partito che per Bonaccini dovrà essere capace di tornare a parlare a tutti, dai bar ai cancelli delle fabbriche: “L’ultimo segretario nazionale andato davanti ai cancelli di Mirafiori è stato Bersani nel 2012. Ci vuole un gruppo dirigente che abbia il gusto di rischiare ogni tanto anche i fischi, di andare a prendere freddo. Ne ho visto in troppi stare al caldo e darsi ragione tra di loro. Voglio gente che si metta le scarpe e consumi le suole, io ho sempre fatto così”.
Lavoro, sanità, scuola e ambiente. Rinnovamento al vertice, ma senza rottamazione (“quella parola non mi è mai piaciuta, non si rottamano le persone”) e senza mandare via nessuno: “Quando dico che voglio cambiare il gruppo dirigente non dico che voglio mandare via qualcuno, ne abbiamo già persi troppi”. Sui temi, Bonaccini ha ribadito quelle che dovrebbero essere le priorità del “suo” Partito democratico: “Lavoro, scuola e sanità pubblica, ambiente. In campagna elettorale mi ha stupito che non abbiamo parlato di sanità pubblica, quando noi dovremmo essere individuati come coloro che su due diritti fondamentali, quelli alla salute e all’istruzione, credono che lo Stato debba farla da padrone”.
Giorgia Meloni. La sfida è quella da portare alla destra di Giorgia Meloni. Bonaccini è tornato sulle polemiche suscitate dalle parole prima di Letta e poi dello stesso Bonaccini sulla leader dei Fratelli d’Italia. “Se noi dicessimo che è incapace, dopo che ci ha sconfitto duramente due volte, rischieremmo di rasentare il ridicolo. Non siamo però noi a dover dare pagelle a lei, quelle le daranno i cittadini. Noi dobbiare dire se l’azione del governo è efficace o no, e l’azione del governo è da 4 in pagella. La prima cosa che ha fatto è stata tagliare sulla sanità pubblica. Sulle tasse ha detto che la coperta è corta: ma se la metto su quelli che sono già al caldo, quelli stanno benissimo: invece dovevano coprire quelli che stanno al freddo e ora stanno al gelo. Nella Finanziaria non c’è un euro per i poveri, i deboli, i precari”.