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Domenica 22 dicembre 2024

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La poetica del frammento, tensione tra pittura e supporto

Marco Gastini uno dei nomi storici della pittura italiana, quella legata alla materia, aveva insegnato al Liceo Artistico di Cuneo

La Guida - La poetica del frammento, tensione tra pittura e supporto

Marco Gastini è considerato uno dei più grandi artisti del secolo appena concluso, uno dei nomi storici della pittura italiana, quella legata alla materia, e al di fuori di ogni corrente artistica. Nato nel 1938 a Torino ha un curriculum imponente di mostre e pubblicazioni in tutto il mondo, sia in spazi museali che privati. Proprio nella sua Torino, dove ha sempre lavorato e vissuto, si è spento il 28 settembre del 2018 all’età di 80 anni.

È stato, a suo tempo, docente presso il Liceo Artistico di Cuneo, a cui lo legano dei bei ricordi. Alla fine degli anni ‘60 sperimenta tecniche e materiali innovativi come plexiglas, smalti e metalli e sviluppa un’originale ricerca sulla pittura, indagata negli elementi che ne determinano il grado espressivo essenziale: il segno, la presenza spaziale, l’azzeramento cromatico. Durante la fine degli anni ‘70 fa uso di elementi naturali come tronchi d’alberi inseriti in infusione di piombo e antimonio. Nelle opere degli anni Ottanta compaiono il colore e un frequente impiego di materiali tradizionalmente non pittorici, taluni anche carichi di un vissuto umano, come legno, metalli, minerali, pergamena. I titoli perdono il registro minimale per diventare narrativi o evocativi. Dagli anni Novanta continua la contaminazione fra materiali eterogenei che interagiscono fra loro e con l’ambiente, talvolta in scala monumentale per creare coinvolgenti campi di energia e irradiare una tensione nello spazio che ingeneri emozioni nello spettatore. Successivamente si dedica all’uso della pietra losa. Il colore diventa protagonista, in cui immergersi e perdersi. Nelle ultime opere prevale il blu (simbolo del cielo e della spiritualità) unito all’impiego dell’alluminio fuso in calchi e unito all’ardesia e al vetro.

“Colpisce in Gastini – scrive Maria Marinelli – quel desiderio di coniugare l’apollineo e il dionisiaco, ragione e sentimento, i materiali pesanti e sporchi con la leggerezza del pennello, creando un equilibrio di forme e di toni che ben si accordano con le pareti bianche, nate per accogliere le sue opere.
Nei suoi cieli albergano pesanti nuvole costituite da lastre in ardesia confitte nella tela, schegge non impazzite, bensì contenute nei limiti di una macchia. In basso una leggera lingua di colore evoca la terra che, a fatica, riesce a controbilanciare il peso delle masse, piazzate lassù dall’artista all’estremità superiore della tela, per stravolgere le certezze acquisite. Il passato incontra il presente: ancora una volta i due estremi si ricongiungono ed è l’arte antica con i suoi fregi, triglifi e metope ad offrire lo spunto, mentre quella contemporanea ne permette la realizzazione, grazie all’utilizzo dei materiali più disparati e alla contaminazione di pittura e scultura”.

“Alla base dell’intera produzione di Gastini, – spiega Paolo Fossati – dalla giovanile ad oggi, corre gagliardo un bel fiotto di vitalismo e di sensibile energia, di volta in volta gelata come un emblema bianco o rintuzzata in un singolare gioco a comporre.
 E accanto alla visionarietà del pittore non credo sia male collocare una certa fantasticità, che fa brillare quei materiali di luci e di calori estremamente taglienti.
Dunque, gli oggetti che Gastini va facendo e disseminando in giro, a muro e a contrasto di materiali, a scultura e a paravento, a libro o a foglio (l’elenco è lungo, a dimostrazione, non casuale, di una bella voracità sperimentale e di una inquietudine di lavoro) sono assai poco chiusi e corazzati, anzi risultano schiusi e controversi nel gioco delle apparizioni”.

In Italia, Gastini ha esposto le sue opere nelle principali città e in particolare ha lavorato a lungo con la Galleria Martano di Torino e con il Salone Annunciata di Milano. Ha ideato installazioni site-specific, come a Castel Burio (1987) o a Siena (1997); ha partecipato alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1982. All’estero, sin dagli anni Settanta, ha preso parte a diverse collettive sulla situazione dell’arte italiana e ha tenuto esposizioni personali in numerose gallerie: tra le altre, Annemarie Verna di Zurigo, John Weber di New York, Walter Storms di Monaco di Baviera. Musei italiani e stranieri gli hanno dedicato grandi mostre antologiche: la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco, per prima, nel 1982, quindi la Galleria Civica di Modena (1983) e il Pac di Milano (1984); nel decennio successivo la Galleria Civica d’Arte Moderna di Bologna (1992), la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento e i Kunstverein di Francoforte e St. Gallen (1993), l’Orangerie im Schlosspark Belvedere di Weimar (1998). Più recenti sono le grandi retrospettive organizzate dalla Gam di Torino assieme alla Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco.

Marco Gastini aveva esposto nella collettiva “Grandarte 2013” nel complesso monumentale di San Francesco a Cuneo.

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