Per chi non è di Boves il Secolo del titolo è il nome di un’osteria, anzi di un ristorante, come recita l’insegna che campeggia nella copertina. Ma forse il primo termine meglio si addice al locale per le suggestioni di socialità e di amicizia di cui è ricolmo. Sono le stesse che vivono nel cuore di quell’edificio in Via Vian fin dal 1894 quando lo acquista Lorenzo Dutto trasformandolo in ristorante. Il nome è beneaugurante: Albero fiorito. È però la passione del suo gestore a renderne concreto lo spirito sereno e fiducioso. Non ha molta esperienza, Lorenzo, ma ambizione e curiosità in abbondanza. Sa anche che prima ancora di intingoli e piatti il passaparola può fare la fortuna di un locale. E il suo “si contraddistingue per servizio e misura”, cioè per privilegiare il rapporto col cliente che è anzitutto incontro.
Nel 1899 l’Albero fiorito cambia proprietario e nome, ma non lo spirito. Adesso c’è Michele Maccario, conosciuto da tutti come Barbis d’or, e il locale si chiama Secolo. Così il libro prende a muoversi con leggerezza tra muri e tavoli di questa osteria seguendo una catena di nomi il cui ricordo è nella memoria dell’autore perché fa parte del suo passato. Parlare di Barbis d’or, oltre che rievocare una saga familiare, è il pretesto per raccogliere intorno al suo locale un ampio ventaglio di piatti, persone, usanze, occasioni per sedersi al tavolo, mangiare e sperimentare quella allegra vivacità intessuta di amicizia e solidarietà.
L’osteria significa per tutti opportunità di incontrarsi, essere insieme, rinsaldare legami. Nel leggere molte pagine del libro, oggi con giudizio affrettato e superficiale forse verrebbe da pensare a sfaccendati: in realtà si tratta di occasioni importanti di socializzazione in un contesto storico che lascia poco spazio al tempo libero. Bisogna vivere con intensità e partecipazione questi momenti.
Il tavolo di osteria può atteggiarsi di volta in volta a specchio di vita o a libro aperto sui piatti serviti. Questa volta però la passione dell’autore per la cucina, condivisa con la moglie Elma, trova espressione non in ricette, ma in ricordi che hanno il sapore della storia e della tradizione: la “marenda sinoira”, la “marmitta eterna”, il “Persico reale” per correggere il caffè, il “sanguis” traduzione simpaticamente nostrana del sandwich. E di occasione in occasione si arriva ai giorni d’oggi, quando il Secolo non è più ristorante, ma non ha perso la sua dimensione di accoglienza e buonumore.
Vivere al secolo
di Adriano Ravera
Primalpe
16 euro