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Mercoledì 18 dicembre 2024

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Sparì con un carico di 30 tonnellate di acciaio: due condannati

Camionista e titolare di una piccola impresa di trasporti avevano ritirato il metallo alla Arcelor Mittal di Racconigi nel giugno 2019

La Guida - Sparì con un carico di 30 tonnellate di acciaio: due condannati

Racconigi – Spacciandosi per autotrasportatori avevano caricato 30 tonnellate di acciaio presso lo stabilimento Arcelor Mittal di Racconigi senza però consegnarlo al legittimo destinatario. Con l’accusa di truffa in concorso sono stati rinviati a giudizio G. P., che risultava essere il titolare della piccola ditta di autotrasporto, e G. O., il camionista che aveva caricato il materiale facendolo poi sparire. A farne le spese una grossa ditta di autotrasporto di Fossano che lavora per il colosso dell’acciaio e che dovette sborsare i 20.000 euro di valore del carico. I fatti risalgono al giugno 2019 quando l’azienda fossanese andando a consultare la propria banca dati per subappaltare quel lavoro trovò il nome della ditta di G. P.; una piccola ditta individuale che l’imputato aveva acquistato qualche anno prima ma che nel frattempo aveva cessato l’attività. G. P. avrebbe però risposto positivamente alla chiamata e come da prassi inviò via fax il libretto di circolazione del camion che avrebbe effettuato il carico, documento che risultò però falsificato. Sparito il carico di acciaio, l’azienda di Fossano sporse denuncia e si è costituita parte civile al processo in cui, in seguito alle indagini dei Carabinieri, sono stati imputati i due uomini. All’esito dell’istruttoria il pubblico ministero ha chiesto per gli imputati la condanna a un anno e due mesi di reclusione e 900 euro di multa, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione sottolineando come in tutta la vicenda non esistessero gli elementi del raggiro essendo il libretto di circolazione consegnato all’azienda di Fossano palesemente falso, tanto falso da non poter essere neanche considerato una prova del raggiro: “Un documento falsificato in modo grossolano – ha sottolineato l’avvocato Attilio Martino – in particolare nel punto in cui è scritto ‘pres.wntare’ al posto di ‘presentare’ e ‘riciesa’ al posto di richiesta”. Errori che non sarebbero potuti sfuggire a un’attenta lettura e che quindi non potevano essere considerati idonei a mettere in piedi una truffa. Di diverso avviso invece il giudice che ha accolto la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Alessandro Borgotallo, condannando i due imputati a un anno di reclusione e 800 euro di multa, con una provvisionale risarcitoria immediatamente esecutiva di 15.000 euro in favore della parte civile.

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