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Venerdì 22 novembre 2024

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Finge di aiutare un’amica che però viene derubata: condannato

Cinque anni di reclusione per un episodio a inizio 2021, l'accusa di furto aggravato per un uomo "incastrato" dall'ex fidanzata

La Guida - Finge di aiutare un’amica che però viene derubata: condannato

Verzuolo – Con la scusa di aiutarla a trovare una ditta di traslochi per il suo imminente trasferimento a Rovigo, l’ex fidanzato di una sua amica l’aveva fatta girare invano in auto per alcune ore nella zona del saluzzese e quando la donna rientrò a casa la trovò completamente svaligiata. Vittima del furto una donna di origine nigeriana che ha raccontato al giudice del tribunale di Cuneo che quell’uomo, M. G. di origine albanese, l’aveva chiamata offrendosi di aiutarla: “Mi ero già accordata con un traslocatore di Saluzzo ma M. G. mi portò fino a Savigliano. Mentre guidava la mia auto parlava al telefono, poi a un certo punto si fece lasciare a un distributore. Io rientrai a casa ma quando arrivai trovai la porta forzata ed erano spariti tutti gli oggetti di valore, 500 euro in contante più 2.000 euro che erano in una valigia, molte scarpe, una borsa e una cintura di Vuitton”. I fatti risalgono al 29 gennaio 2021 e ora l’uomo è stato processato al tribunale di Cuneo con l’accusa di furto aggravato. A mettere nei guai l’uomo è stata la ex fidanzata che, saputo dall’amica del furto subìto, aveva iniziato a pedinare G. M. fino a quando, la sera del 5 febbraio, lo vide caricare quattro sacchi su un pullman diretto in Albania e subito chiamò i Carabinieri. Nei sacchi i militari trovarono parte della refurtiva; in caserma il conducente del pullman confermò ai militari che quei sacchi glieli aveva affidati proprio G. M., che non aveva mai visto prima ma che riconobbe quando lo vide all’interno della caserma. Chiamato dalla difesa dell’imputato il conducente del pullman ha però smentito quelle dichiarazioni affermando di aver ricevuto quei sacchi da una donna e  sostenendo di essere stato frainteso dai Carabinieri dal momento che lui parlava poco l’italiano e non aveva un interprete. Una dichiarazione che però l’accusa ha smentito producendo il verbale di nomina di un interprete che quella notte lo assistette nella verbalizzazione. Proprio partendo dalla testimonianza del conducente del pullman, il pubblico ministero Luigi Dentis ha sottolineato che se ancora ci fosse stato qualche dubbio sull’effettivo svolgimento dei fatti, questa testimonianza li aveva completamente dipanati, poiché “non credibile, e completamente contraria alle dichiarazioni fatte ai Carabinieri la notte del 6 febbraio 2021 con l’aiuto di un interprete”. Per questo motivo ha chiesto la condanna dell’imputato a tre anni e quattro mesi di reclusione. Una richiesta rigettata dalla difesa che ha invece sottolineato tutte le incongruenze nelle testimonianze sia della parte offesa sia dell’ex fidanzata, motivata da un astio personale nei confronti dell’imputato. Il giudice ha invece accolto la richiesta dell’accusa condannando l’uomo a cinque anni di reclusione e 1.000 euro di multa con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il giudice ha anche disposto l’invio degli atti del processo alla Procura per valutare la sussistenza della falsa testimonianza per il testimone della difesa.

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