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Giovedì 28 marzo 2024

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Cuneo, aveva 5.000 pasticche di ecstasy in casa: assolto

Il sequestro più ingente di droga sintetica, un valore stimato in 150.000 euro, ma non si riesce a provare la colpevolezza dell'uomo

La Guida - Cuneo, aveva 5.000 pasticche di ecstasy in casa: assolto

Cuneo – Il blitz della Squadra Mobile di Cuneo dell’agosto 2019 aveva portato al ritrovamento, nell’armadio dell’abitazione del 57enne tunisino A. R., di una valigetta contenente 5.000 pasticche di ecstasy contenute in cinque buste di plastica con le scritte “Yes” e “Bro”; le pasticche di colore verde, marrone e violetto rappresentate dai simboli del teschio, del diamante e di due frecce, pesavano circa due chili e mezzo per un valore stimato di circa 150.000 euro, il più ingente sequestro di droghe sintetiche effettuato a Cuneo. A finire in manette con l’accusa di detenzione a fini di spaccio sia A. R. sia il figlio all’epoca diciottenne H. R., già gravato da precedenti per furto e rapina. Quest’ultimo scelse di accedere al rito abbreviato e venne condannato a quattro anni di reclusione, addossandosi completamente la responsabilità del possesso di quella valigia, mentre il padre venne posto agli arresti domiciliari e sottoposto a intercettazioni telefoniche. Dall’ascolto di quelle telefonate, secondo l’accusa sarebbe emersa non solo la piena consapevolezza da parte del padre del contenuto del trolley rosso, ma anche la prova della sua compartecipazione all’attività di spaccio delle pasticche provenienti dalla Germania e destinate al mercato nord africano. In una di queste telefonate sarebbe stato proprio A. R. ad ammettere con l’interlocutore di aver ricevuto quella valigia da una persona e che era per suo figlio, mentre in un’altra conversazione invitava gli interlocutori a usare un altro numero di telefono sicuro perché non intercettato e si lamentava del fatto che non poteva uscire per andare a recuperare i soldi che doveva poi dare a qualcuno. Ascoltato in aula con la presenza dellavvocato Antonio Vetrone, il giovane H. R. aveva invece raccontato come era entrato in possesso della valigia di droga: Era di un ragazzo di colore che avevo visto mentre la metteva sotto le scale di un giardino al Valentino, quando si è allontanato lho presa e portata a casa il giorno dopo. Dentro cerano le pasticche e 400 euro, ho preso i soldi e nascosto la valigia. Dopo tre giorni sono partito per la Tunisia senza dire niente a mio padre. Vivo di furti ma non ho mai spacciato, se avessi saputo che cera droga non lavrei presa”.
Un racconto che non aveva convinto l’accusa sostenuta dal pubblico ministero Alberto Braghin, secondo cui quelle telefonate dimostravano la corresponsabilità anche del padre del ragazzo nell’attività di spaccio e che per questo motivo è stato chiesto venisse condannato a sei anni di reclusione e 30.000 euro di multa. Di intercettazioni non così rilevanti e di elementi indiziari non sufficienti per una condanna ha invece parlato l’avvocato Valentina Papetti, la quale ha sottolineato come in quelle telefonate non sarebbero emersi elementi sufficienti a condannare l’imputato, tanto più che dalle indagini non sarebbe emerso alcun contatto tra l’uomo ed eventuali acquirenti né vennero trovati contanti a casa dell’uomo. Una ricostruzione accolta dal giudice che ha assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.

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