Cuneo – La tutela delle donne sotto i riflettori alla vigilia del 25 novembre, giornata internazionale dedicata alla violenza di genere, una piaga dei nostri tempi come l’hanno definita molti fra deputati e deputate intervenuti alla Camera nella discussione sulle mozioni sul tema. Interventi tutti in concordia apparente fra i banchi dei partiti di governo e quelli dell’opposizione: molti ricordano le donne in pericolo nel mondo, e molti che sono già 104 le donne uccise quest’anno in Italia, una ogni tre giorni, in maggioranza in ambito familiare; tutti ribadiscono che bisogna sostenere i centri antiviolenza e le case rifugio e cominciare ad educare al rispetto già dai banchi di scuola, temi su cui aveva già insistito in un videomessaggio ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “C’è molto lavoro da fare e intendiamo portarlo avanti a 360 gradi, incentrando il nostro impegno su tre pilastri d’azione: prevenzione, protezione, certezza della pena”.
Ma una differenza fra i partiti si vede soprattutto quando si parla di lavoro: sono i deputati dell’opposizione per lo più a sottolineare che la libertà per le donne passa per l’autonomia economica e quindi per la tutela dell’occupazione.
L’ex ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, deputata di Italia Viva, vestita di rosso: “C’è un altro dato fondamentale, la violenza economica. Troppe donne non denunciano perché non hanno l’autonomia per farlo e immaginare una vita diversa. Lasciatemi ricordare un passo fondamentale che questo parlamento ha fatto nella scorsa legislatura e che è stata l’istituzione del reddito di libertà, una misura innovativa che auspichiamo sia resa strutturale e rifinanziata in modo adeguato”.
Così Elly Schlein, anche lei in rosso, eletta nella lista PD nel suo primo intervento alla Camera: “Attenzione, cancellare il reddito di cittadinanza significa cancellare strumenti di emancipazione. Alle donne che escono dalla violenza bisogna garantire una casa e un lavoro dignitoso, non povero o precario; chiudere i divari salariali e di genere, investire nelle infrastrutture sociali ed educative per liberare le donne dal carico di cura che grava sproporzionatamente sulle loro spalle”.
E a proposito di cura, qualcuno ricorda anche che la legge italiana al momento dedica solo dieci giorni di congedo obbligatorio ai padri, ottenuti con fatica nella scorsa legislatura:
Marco Grimaldi di Alleanza Verdi e Sinistra: “Per questo non smetterò mai di lottare perché in Italia venga istituito il congedo obbligatorio di paternità di sei mesi, è tempo di cambiare anche se alcuni non lo accettano perché siamo già cambiati”.