Saluzzo – Nei messaggi via whatsapp e Telegram parlavano di consegne di vino bianco, mentre in realtà si accordavano per l’acquisto di droga e quando sono stati chiamati nel maggio del 2020 dai carabinieri di Saluzzo per spiegare quelle strane chat telefoniche, B.M. e B.N. hanno decisamente negato di aver mai comprato droga da S.F., l’uomo su cui gli inquirenti stavano da tempo indagando perché sospettato di essere a capo dello spaccio nella zona del saluzzese. Per questo motivo i due sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di favoreggiamento personale, e condannati a 4 mesi di reclusione. “Utilizzavano preferibilmente Telegram perché ha un programma più gestibile per chi vuole nascondersi – ha riferito in aula il carabiniere del Nucleo operativo radiomobile di Saluzzo che aveva visionato i messaggi intercorsi fra i due imputati e il loro fornitore – e parlavano di consegne di vino bianco. In un’altra conversazione F.S. dava indicazioni a N.B. per un appuntamento e gli diceva dove parcheggiare la macchina e in caso fosse fermato dai carabinieri gli raccomandava di negare qualsiasi incontro tra loro. L’altro gli rispondeva di non essere uno scemo e di sapere perfettamente come funzionavano le cose”.
In difesa dei due imputati le difese hanno rigettato l’accusa in quanto insussistente, dal momento che per esserci favoreggiamento la condotta deve essere idonea ad ostacolare le indagini che invece erano proseguite tanto da arrivare all’arresto di F.S. alla fine del mese di maggio del 2020. La giudice ha però accolto la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero di 6 mesi per B.M., in quanto recidivo, e 4 mesi per B.N., condannando entrambi alla pena di 4 mesi di reclusione.