Borgo San Dalmazzo – Si è concluso con una condanna a sei mesi di reclusione il processo per lesioni e minacce a carico di L. A., cittadino di origine marocchina, che ferì con una chiave svitabulloni il connazionale S. M. procurandogli lesioni permanenti al braccio. I due si erano ritrovati in coda al distributore per fare gasolio quando avvenne la lite e lo scontro di cui entrambi hanno fornito versioni diametralmente opposte, non supportate da altri testimoni.
Secondo la parte offesa costituita in giudizio, l’aggressore gli si sarebbe avvicinato prima minacciandolo e poi dandogli un colpo con lo svitabulloni. L’imputato ha invece riferito che mentre si trovava in coda per fare gasolio, S. M. gli si sarebbe avvicinato e lo avrebbe strattonato e poi avrebbe sferrato un pugno in pieno volto, fatto per il quale l’uomo ebbe una prognosi di otto giorni. Secondo l’imputato quindi, il colpo con la chiave svitabulloni sarebbe stato un semplice gesto di legittima difesa a un’aggressione brutale quanto improvvisa, perché secondo l’imputato l’altro uomo si sarebbe avvicinato e lo avrebbe colpito a freddo.
Versioni opposte per un episodio di lesioni non supportato da testimoni né da videocamere di sorveglianza che in quel momento non erano in funzione. Unica evidenza erano le ferite riportate da entrambi le parti, particolarmente gravi quelle subite dalla parte offesa che ha riportato una lesione permanente al braccio. Entrambe le versioni presentavano criticità perché i due protagonisti ricordavano molto bene l’aggressione patita ma non i colpi inferti.
Per questo l’accusa ha concluso con una richiesta di condanna di tre mesi per eccesso colposo di legittima difesa, mentre la parte civile ha sottolineato le tre diverse versioni dei fatti fornite dall’imputato agli inquirenti, che poi aveva cercato di addebitare le discrepanze a un errore di chi aveva trascritto le sue parole. Secondo la difesa invece è assolutamente plausibile che ci sia stato un eccesso colposo di legittima difesa di fronte ai colpi ricevuti da un uomo che di professione fa il buttafuori ed era quindi esperto in queste situazioni.
Secondo il giudice, escluse le minacce di cui nessuno ha dato prova, restavano però le lesioni per le quali L. A. è stato condannato a sei mesi di reclusione oltre al pagamento di una provvisionale risarcitoria di 15.000 euro in attesa del giudizio in sede civile e al pagamento di 2.600 euro di spese legali della parte civile.