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Domenica 22 dicembre 2024

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L’immensamente grande e l’infinitamente piccolo si incontrano nella mostra “Intima materia”

Clara Daniele e Michele Bruna esplorano con insolita forza il pulviscolo cosmico che aleggia intorno a noi, inaugurazione sabato 5 novembre alle 18

La Guida - L’immensamente grande e l’infinitamente piccolo si incontrano nella mostra “Intima materia”

Cuneo – L’immensamente grande e l’infinitamente piccolo si incontrano nella mostra “Intima materia”, allestita a Palazzo Samone, in cui Clara Daniele e Michele Bruna esplorano con insolita forza il pulviscolo cosmico che aleggia intorno a noi. A fare da filo conduttore tra l’intimità insondabile degli artisti e la dimensione materica è l’elemento ferroso che, nella sperimentazione di nuove forme di associazione, riscatta l’elemento umano e incontra il cuore (inaugurazione sabato 5 novembre alle 18). 

La ricerca attuale di Michele Bruna ha come intento quello di raccontare le possibilità artistiche di narrazione della vita dell’opera d’arte nella sua interezza. Dalla genesi al processo, sino alla loro morte, l’artista assembla e impasta materiali pittorici e scultorei, sempre cercando un risultato formale che li accolga e li contempli contemporaneamente. Ogni espediente materico impiegato si trasforma in quel frammento espressivo utile a raccontare la transitorietà dell’opera al pari di ogni altra forma vivente. La costante interrogazione dell’arte e dei suoi mezzi porta dunque Michele Bruna a considerare l’arte come mezzo e al tempo stesso fine. C’è un legame quasi indissolubile tra la materia che crea e che a sua volta viene modificata dalla natura. Dalla genesi alla morte, la processualità è quasi rituale; la fibra della carta, il colore, l’acqua e la terra si incontrano come gli elementi essenziali e da questo processo osmotico nasce l’opera, unica ed irripetibile, in continuo mutamento. 

La ricerca di Clara Daniele si basa principalmente sull’analisi delle possibilità date dai concetti di tempo e di memoria. L’artista è interessata a sondare le zone di confine, il filo invisibile che lega la realtà e il sogno, le tracce di un’umanità perduta, lo spettro, diventato indecente, della morte. Si occupa di recupero: recupero di storie personali, di percorsi abbandonati, recupero di oggetti, recupero di paure e desideri che possano far evolvere la conoscenza e la coscienza di sé. Ricerca la poesia nascosta nella polvere che ricopre gli oggetti, cerca di dipanare i fili perduti che potrebbero narrare una storia, sente la necessità di rispettare l’aura sacrale dei materiali per andare a sondare fisicamente il tema dell’abbandono e della perdita. In sintesi, la sua poetica si dirige verso ciò che porta un turbamento, che impedisce il senso di distanza: le sue opere, per essere comprese appieno, possono e devono essere toccate.

“Il metallo e la fibra, il tessuto e la carta, l’acqua che tutto lega e tutto trasforma. Anche la polvere di stelle, raccolta dal pavimento come residuo del processo artistico dell’uno, diviene pigmento e colore per la creazione dell’altra – spiega il curatore della mostra Sandro Bozzolo -. Come nella migliore tradizione artistica, entrambi rimuovono strati. Lui di materiale ferroso e cartaceo, velocizzando un’ossidazione che diventerà sede per figure astratte e irripetibili, lei di pelle e ricordi, per lasciare intravedere l’interno di un corpo che è anche dolore. Il risultato è una materia intima che si porta addosso tutte le materie intime possibili: figure e sogni, memorie e turbamenti, tradizioni e legami”.

Trentaduesimo appuntamento della rassegna provinciale grandArte 2022 – Help humanity, ecology, liberty, politics, la mostra sarà visitabile gratuitamente dal 5 al 27 novembre, dal venerdì alla domenica, dalle 16 alle 19.

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