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Lunedì 4 novembre 2024

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Il femminile nelle fotografie di una donna di inizio ‘900

“Perfette sconosciute” l’obiettivo di Leonilda Prato suggerisce la vita oltre la rigida posa fotografica

La Guida - Il femminile nelle fotografie di una donna di inizio ‘900

Ci sono due elementi che convergono sulla figura di Leonilda Prato, fotografa di inizio Novecento di cui il libro offre un piccolo assaggio della sua produzione. Da un lato c’è la scelta di una professione ambulante accanto al marito. Dall’altro l’interesse, inusuale per una donna, per la professione di fotografa. Due prospettive di vita che ovviamente vanno a convergere quando non a integrarsi.
Spostarsi da un paese all’altro portando sulle piazze la propria arte di musicista e cantante, era mestiere diffuso a cavallo tra i due secoli. Fiere e mercati richiamavano folle che si trasformavano in pubblico per l’intrattenimento di strada. Spesso guardati con sospetto, come capita a chi è estraneo alla comunità, questi ambulanti offrivano momenti di spensieratezza, se non qualche illusione a buon mercato.
La fotografia, poi, era diventata un’attrazione nei luna park. Ma quello di Leonilda Prato non si apparenta col mestiere dei “baracconi” se non per la condivisione dello spazio. Diventa a tutti gli effetti professione che si affianca a quella del marito a integrare l’economia non certo florida della famiglia. Anzi presto mette radici nel paese natale di entrambi, Pamparato, diventando laboratorio fotografico al servizio delle esigenze della comunità, finanche a mettere le proprie competenze al servizio della Resistenza.
Il libro raccoglie un assaggio delle quasi tremila lastre fotografiche depositate nell’archivio dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo. La cernita ha in questo caso privilegiato lo sguardo sul mondo femminile in linea con quella posizione anticonformista che la stessa Leonilda ebbe ad assumere nella scelta del marito e della professione in una prospettiva di emancipazione consapevole, seppur taciuta.
In breve, lo sguardo di una donna su altre donne. Ma uno sguardo che le coglie in un momento particolare, quando cioè sono coscientemente davanti all’obiettivo fotografico. Non si tratta di istantanee carpite alla vita quotidiana, bensì pose curate nei particolari di abiti, portamenti, ambientazione. Foto realizzate “non per desiderio di evasione, ma soltanto per rappresentare momenti eccezionali della vita”.
A guardare queste foto è evidente che tutta l’attenzione è concentrata sui volti. Il corpo femminile si annulla negli abiti, certo scelti con cura perché la fotografia era un evento spesso unico nella vita. A questa scelta da parte dei “soggetti” stessi, la fotografa aggiunge l’ombrellino civettuolo, il libro tra le mani o appoggiato a terra, la direzione della mano che coglie una foglia.
Rari i sorrisi, gli sguardi spesso sfuggono all’obiettivo. Quelli che fissano l’osservatore raccontano di una dignità semplice, austera. Sono questi sguardi che silenziosamente portano nella fotografia quel mondo che, fuori dallo “studio” o intorno al “set” all’aperto, continua nel suo incedere regolare. Pochi metri o pochi minuti separano l’istante della fotografia dal fluire ripetitivo della vita e dei gesti.
Pur costruiti con cura e competenze, questi sono scatti di realtà umana. Non importa se il corpus dell’intero fondo archivistico ha “dimensione locale”. È la sola dimensione che queste persone avevano e che Leonilda Prato ha saputo ritrarre perché ne condivideva le radici.

 

Leonilda Prato. Perfette sconosciute
a cura di Alessandra Demichelis

Graphot
28 euro

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