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Lunedì 23 dicembre 2024

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L’arte dell’ironia di ciò che appare reale

Dario Ghibaudo un cuneese che con la sua arte e la fantasia ha conquistato il mondo

La Guida - L’arte dell’ironia di ciò che appare reale

Dario Ghibaudo nasce a Cuneo nel 1951. Nella prima metà degli anni Ottanta si trasferisce a Milano dove vive e lavora. La sua ricerca artistica è caratterizzata dall’ironia per analizzare la società, le sue contraddizioni e i suoi disagi, esprimendosi con un linguaggio apparentemente formale. È in questo contesto che si innesta la sostanza concettuale del Museo di Storia Innaturale, un progetto a cui l’artista lavora dal 1990 e in continuo accrescimento.
Il Museo di Storia Innaturale nasce da un progetto basato sull’impianto illuministico della catalogazione e della registrazione scientifica, in un insieme di concetti che hanno generato la stesura della prima e più famosa enciclopedia del mondo. Di quel secolo viene conservato il sapore nel segno color seppia che titola ogni opera, mentre il logo ottocentesco ne sancisce la continuità temporale ma nello stesso tempo sottolinea l’invariabilità dei musei tradizionali. Concepito nel 1990 e in continuo accrescimento, si snoda seguendo un percorso a sale, ciascuna intitolata a diversi campi di indagine scientifica: dall’Antropologia alla Botanica, dall’Entomologia all’Etnologia. Schermato da ricerca scientifica, il vero tema indagato riguarda in realtà, la condizione umana riletta in chiave ironica e ludica, ma non per questo meno ineluttabile. La sale ospitano umani immobilizzati nel loro status, piante e animali straordinari, dotati di una carica evocativa che li rende a una prima lettura riconoscibili e che si scoprono via via essere intrinsecamente contaminati e contaminanti. Con l’intenzione che l’anomalo venga piuttosto percepito prima che visto.
Dario Ghibaudo, “homo faber”, utilizza ogni tipo di materia purché funzionale alla realizzazione di un’idea: resina, terra bianca, porcellana, cemento, papier mâché, pietra e marmo. Disegnatore instancabile, i suoi inchiostri, anche di grandi dimensioni, nascono tracciati su carta direttamente col pennino, senza disegno preparatorio.
Come scrive Luigi De Ambrogi, curatore della mostra cuneese insieme a Carlo Cinque: “… chi dell’arte percorre il “fare”, cammina su un sentiero dove la solitudine è la sola compagna. Nel “fare” di Dario Ghibaudo, vediamo il gesto degli inchiostri ruotare come macchina perfetta intorno al suo polso, mentre nella scultura tutti gli arti ruotano, danzano, si inchinano alla materia. Allora nel turbinare di questi volteggi, nel mezzo del sudore, della fatica e della polvere, ecco l’apparire delle forme che improvvisamente nulla hanno più di inventato, nulla hanno più dello stupire o di originale ma tutto appare nel reale…”
È tra i fondatori del Concettualismo Ironico Italiano, corrente artistica nata in Germania all’inizio degli anni Novanta e ufficializzata nel 1995 con la grande mostra Ironische Italianischer konzeptualismus a cura di Roland Scotti presso Telecom-Verwaltungsgebaude e, l’anno seguente, al Kunstverein di Friburgo, a cura di Stephan Berg.
Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private: Chateau d’Oiron, Kunstmuseum di Stuttgart, Mart di Rovereto, Armenian Center for Contemporary Experimental Art di Yerevan (Armenia), Collezione Vaf-Stiftung, Francoforte, Fondazione Igav Torino, Collezione La Gaia, Busca.
Tra i suoi lavori si ricorda l’Archivio dei nasi d’artista (di Andrea Serrano, Orlans, Arnaldo Pomodoro, Enrico Baj e altri). Il naso è disposto su carta, inserito in una confezione di cartone che lo raccoglie come una scatola di imballaggio. Per l’artista, un naso richiama alla memoria un intero viso, immaginando un intero ritratto dove i tratti somatici vengono ricostruiti mentalmente intorno a un unico dettaglio. L’archivio virtuale, nato nel ‘94, oggi conta 70 esemplari di lavoro. I nasi, una selezione di 15 esemplari, sono stati esposti per la prima e unica volta in Germania nel ‘98.
“L’opera di Dario Ghibaudo – scrive nella presentazione del catalogo Achille Bonito Oliva – invita ad entrare nella normalità estraniante del reale, ad approfondire tale condizione ed a guardarla sempre più ad occhi aperti. È inutile fantasticare, chiudersi sonnecchiando dentro il proprio mondo fantastico: è la stessa realtà ad acquistare il senso della estraneità man mano che spalanchiamo il nostro sguardo meravigliato sul mondo. Anzi più apriamo e sgombriamo la nostra vista di tutti i fantasmi notturni e personali, più entriamo in contatto con la sostanza sorprendente ed epifanica del mondo. Condizione indispensabile è avere dunque la vista limpida, sgombra di qualsiasi altra rêverie precedente e da qualsiasi stato febbrile. Ghibaudo attinge all’universo della natura, fatta di piccole presenze che hanno il carattere eroico ed irripetibile dell’universo mitologico. Le immagini acquistano il senso estraniante di una condizione particolare ed eccentrica. Spaesare significa deportare l’oggetto fuori dal suo contesto abituale e dunque aprirlo alla possibilità di relazioni inedite che gli conferiscono nuovo statuto e diversità identica”.

A Cuneo Dario Ghibaudo è autore del monumento celebrativo al matematico Giuseppe Peano intitolato “Curva di Peano”, realizzato nel ‘98 in occasione degli Ottocento anni della Città di Cuneo e che si trova sui bastioni di corso Marconi e che tutti i cuneesi conoscono come “l’uovo di Peano”.

Le opere di Dario Ghibaudo sono in una mostra della rassegna grandArte 2022 – Help – humanity, ecology, liberty, politics dal titolo “Museo di Storia Innaturale” a cura di Luigi De Ambrogi e Carlo Cinque e con un testo in catalogo di Achille Bonito Oliva. Fino al 30 ottobre dal martedì alla domenica dalle ore 15,30 alle ore 18.30 con ingresso libero.

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