Saluzzo – Si è aperto al tribunale di Cuneo il processo che vede sul banco degli imputati D.A., ex dipendente del Gruppo Rivoira, accusato dalla società, che ha un ruolo di primissimo piano nella consulenza, conservazione e produzione in ambito ortofrutticolo, di aver rivelato ad alcuni diretti concorrenti informazioni sensibili dell’azienda. L’accusa mossa dall’azienda è quella di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreti industriali e scientifici.
Ad agosto del 2020 l’ex dipendente aveva chiesto a un’impiegata dell’azienda una chiavetta usb per trasferire files aziendali sul proprio computer personale, ma dato che non riusciva a completare da solo quell’operazione, aveva chiesto a uno dei tecnici informatici di farlo per lui. Vista l’insolita richiesta, il tecnico aveva riferito l’accaduto all’amministratore dell’azienda che aveva convocato il dipendente chiedendogli di restituire computer portatile e telefono aziendali. Da questi sarebbe emersa l’attività di rivelazione di segreti aziendali a diretti concorrenti del gruppo da parte del dipendente, che venne licenziato. A sua volta quest’ultimo aveva querelato il datore di lavoro per diffamazione e accesso abusivo a sistema informatico, denunce archiviate dal tribunale.
“È un settore molto competitivo il nostro e considerato la mole di investimenti in innovazione scientifica del nostro gruppo, noi chiediamo ai nostri dipendenti un accordo di riservatezza”, ha riferito in aula l’amministratore delegato dell’azienda che è leader nel settore da tre generazioni, con fatturato da cento milioni, 300 dipendenti, 200 famiglie di produttori e 2.000 persone nell’indotto.
Secondo l’accusa, dai messaggi di Whatsapp sarebbe emersa la rete di rapporti che negli ultimi anni l’impiegato avrebbe stabilito con produttori esterni e imprenditori concorrenti al fine di recare danno all’azienda operando dall’interno.
“C’erano 5/6 produttori esterni che sapevano dei nostri prezzi e quindi facevano contrattazioni sapendo quanto pagavamo noi e offrivano di più – ha proseguito in aula l’amministratore delegato del Gruppo Rivoira -. Con un imprenditore concorrente parlava di come avrebbero potuto rivendere il know how di alcune pratiche della nostra azienda. All’impiegata a cui aveva chiesto la chiavetta usb per i trasferimento dei dati, aveva precedentemente anche offerto di andare a lavorare per lui”.
Una ricostruzione messa in dubbio dalla difesa, che ha avanzato il dubbio su come mai, disponendo di chiavi e password per poter accedere in autonomia all’ufficio per copiare quei dati da solo, avesse chiesto l’aiuto di un altro impiegato. L’udienza è stata rinviata al 20 ottobre per ascoltare gli altri testi.