Borgo San Dalmazzo – Si prospettano tempi lunghi per la riapertura di via Grandis, chiusa nel tratto terminale (verso via Roma) dall’agosto 2019 per il cedimento degli edifici che vi si affacciano.
È quanto emerso nell’ultimo consiglio comunale, in cui l’argomento è stato affrontato su sollecitazione del consigliere Marco Bassino che ha presentato un’interrogazione.
La sindaca Roberta Robbione ha ripercorso le tappe della vicenda. I cedimenti, secondo quanto emerso dalla perizia condotta dal CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) incaricato dal Tribunale, l’ingegner Lodovico Spessotto, sono stati causati da una “anomalia nel terreno presente negli stati profondi sotto il canale irriguo, che induce a pensare alla presenza di fenomeni di natura carsica”. Proprio il crollo repentino e imprevedibile di una cavità carsica sarebbe la causa del cedimento degli edifici.
Sempre secondo la perizia tecnica, per alcuni degli immobili coinvolti non si ritiene possibile procedere con interventi di ripristino, ma è necessaria la demolizione.
A complicare la situazione, bisogna fare i conti con la frammentazione delle proprietà. Quattro i soggetti coinvolti: la famiglia Grandis (per il lato sulla sinistra salendo da via Roma), la proprietà Ghibaudo, le Fondazioni Airc e Aism (contro il cancro e le sclerosi multipla) e gli eredi Pocchiola (sul lato opposto della strada).
Mentre la famiglia Grandis ha già provveduto a mettere in sicurezza il fabbricato, gli altri proprietari hanno manifestato l’intenzione di cedere le aree al Comune (in cambio di un trasferimento della volumetria). Si potrebbe così procedere alla demolizione delle case, per ricavare una piazza o uno spazio pubblico.
“Le trattive avviate con la precedente amministrazione – ha però precisato la sindaca Robbione – non hanno prodotto alcun risultato. La nuova amministrazione ha affrontato fin da subito il problema. Sono state intensificate le diffide verso i proprietari, ma si ritiene che la strada migliore sia quella di una soluzione concordata”, ritenuta più rapida e meno costosa.
Impossibile quindi al momento avanzare previsioni sui tempi di riapertura della strada che assicura un collegamento diretto tra la valle Stura e le valli Gesso e Vermenagna.