Cuneo – Una quarantina di opere pittoriche realizzate a cavallo tra gli anni ‘50/’60 dall’artista cheraschese Romano Reviglio saranno in mostra presso la galleria Arte+ in via Chiusa Pesio 8 a Cuneo dal 30 settembre al 16 ottobre (inaugurazione venerdì alle 18).
L’esposizione “Architetture e sacralità”, parte della rassegna provinciale grandArte Help – Humanity, ecology, liberty, politics, vuole presentare due temi cari all’artista: le achitetture urbane (chiese, palazzi, strade cittadine) che hanno reso celebre e riconoscibile l’arte di Reviglio e i soggetti sacri che esprimono l’interiorità dell’animo del pittore.
La pittura di Reviglio è una pittura di getto, decisa e “graffiata” senza ripensamenti. I colori utilizzati sono forti e rappresentano una realtà vista con gli occhi dell’animo.
Innumerevoli sono le mostre realizzate da Reviglio (1928-2008) sul territorio nazionale; l’esordio artistico risale al 1954. Dal 1960 è protagonista di una lunga serie di mostre personali e collettive sia in Piemonte che in altre regioni italiane. Se le sue opere degli anni Cinquanta sono ancora sotto l’influsso espressionistico di Spazzapan, l’autore che più studia negli anni della formazione torinese, ben presto Reviglio inventa qualcosa di nuovo. Ogni suo soggetto che sia la figura o il paesaggio di Langa, le architetture, spesso cheraschesi e barocche, o le barche e i galeoni, le crocefissioni o più tardi le farfalle e i giardini, diventa spunto inventivo, materia dell’immaginare, inizio di un viaggio in cui il percorso non si sa mai bene dove conduce. La grafia è minuta e capricciosa, legata spesso a un colore ricco di materia ed accensioni. È alla forma interna del barocco che guarda Reviglio, alla sua estrosità governata dalla tecnica, alla sua vitalità tradotta in preziosismi, a sinergie tra architetture barocche e tratti graffianti, forme organiche e sinuosità scultoree. Ma elabora una contemporanea poetica della meraviglia fondandola sul sentimento stupito della natura. Il pittore usa i suoi paesaggi, o le sue figure, oppure le architetture come un luogo fantastico in cui entrare, con scene della memoria o del sogno, in una proposta di temporalità culturale assolutamente differente da quella maturata nella storia. Usa richiami della grande pittura europea: il gusto della luce nella vibrazione dell’ora, la costruzione-distruzione della struttura, la divisione dello spazio, la sequenza di linee spezzate. La sua unica ispirazione è una natura che pulsa e vive, scandita dal tempo che ne detta e regola le forme in una festa del colore.
L’esposizione sarà aperta dal venerdì alla domenica, dalle 15.30 alle 19.30. Ingresso libero.