Busca – È proseguito al tribunale di Cuneo il processo a carico di A.C., una 29enne di Busca accusata di sostituzione di persona per aver creato un profilo Instagram per screditare la rivale in amore e di averla anche percossa e minacciata. Le due ragazze si erano ritrovate, loro malgrado, invischiate in una relazione con lo stesso ragazzo nell’estate del 2020. A fare denuncia nell’ottobre del 2020 la più giovane delle due che ha raccontato di essere stata avvisata dagli amici del falso profilo Instagram sul quale erano state pubblicate foto che lei non aveva neanche mai reso pubbliche, “una compagna di scuola – aveva riferito in aula la parte offesa – mi mostrò quel profilo che era a mio nome, da cui aveva ricevuto una richiesta di amicizia ma lei l’aveva rifiutata perché non le era sembrata una cosa da me”. Alla polizia a cui fece la denuncia, la giovane fece il nome di A.C., “avevo avuto una relazione con il suo ex fidanzato senza sapere che in realtà lui stava ancora con lei”. Entrambe erano state picchiate da quel ragazzo ed entrambe lo avevano denunciato. L’episodio delle percosse risale ad agosto del 2020 quando, al ritorno da una gita al mare durante la quale lui aveva ricevuto numerosi messaggi dall’imputata, nella piazzetta davanti all’hospice, i tre si incontrarono e al culmine di una vivace discussione tra il ragazzo e la sua ex, quest’ultima avrebbe allungato una mano e schiaffeggiato la rivale. Poi sarebbero arrivati anche i messaggi con minacce quali ‘lui è mio, ti caverò gli occhi, ti rovinerò la vita, ti spaccherò la testa”. Da parte sua l’imputata ha rigettato l’accusa di aver dato per prima lo schiaffo quel giorno di fine agosto, “lei mi ha dato uno schiaffo e io ho reagito per difendermi. Quando arrivarono i carabinieri presero le nostre dichiarazioni e ci lasciarono andare; io avevo rinunciato alla mia denuncia, mentre l’altra ragazza mi denunciò”, ha riferito A.C. al giudice, al quale ha anche raccontato il motivo per cui aveva cercato di mettersi in contatto con la rivale in amore, “ero rimasta incinta di lui e dal suo telefono avevo preso quel contatto telefonico; chiamai ma rispose la madre. Io volevo solo sapere se lei lo vedeva ancora, ma poi lei mi richiamò accusandomi di aver fatto piangere la madre che non voleva che la figlia lo vedesse perché lui l’aveva picchiata. Lei mi minacciò e io allora minacciai lei”. Per quanto riguarda il profilo Instagram, l’imputata ha respinto l’accusa puntando l’indice proprio contro il suo fidanzato che in quel periodo lei ospitava a casa sua e che avrebbe potuto usare la linea telefonica di casa che risultava dai tabulati degli inquirenti come indirizzo identificativo utilizzato per aprire quel profilo Instagram. L’udienza è stata rinviata all’8 novembre per la conclusione.