Venasca – Era stato accusato, con segnalazione anonima, di aver violato le norme di contenimento della diffusione del Covid perché dopo essere stato sottoposto ad un tampone, aveva presenziato a una riunione della giunta comunale di Venasca; per questo motivo il sindaco di Venasca Silvano Dovetta era stato denunciato ed era stato emesso a suo carico un decreto penale. I fatti risalgono all’aprile 2020 quando, in qualità di direttore amministrativo della Rsa “Villa dei tigli”, si sottopose volontariamente al tampone destinato in via prioritaria agli ospiti della casa di riposo e al personale sanitario: “Prima fecero il tampone a ospiti e sanitari – ha riferito in aula Dovetta -, poi chiesero a noi quattro amministrativi se volevamo sottoporci al test e acconsentimmo”. Era il 14 aprile e il giorno dopo il sindaco partecipò alla riunione di giunta insieme agli altri due assessori, all’addetta di segreteria e a un’assistente sociale della cooperativa Monviso perché si doveva discutere della distribuzione degli aiuti economici disposti dal governo. La riunione si svolse nel rispetto delle norme vigenti, distanziamento, mascherine e finestre aperte: “Peraltro nessuno aveva manifestato alcun sintomo come febbre o tosse”, aveva precisato il sindaco, che venne a conoscenza della propria positività, insieme ad altre 60 persone della casa di riposo, la sera del 17 aprile, due giorni dopo la riunione di giunta. “Nessuno mi aveva detto che nell’attesa del risultato avrei dovuto stare in isolamento fiduciario, tanto che anche gli operatori sanitari erano andati regolarmente a lavorare”. Di astensione dal lavoro infatti, secondo la ricostruzione delle norme allora vigenti riportata dal difensore del sindaco, l’avvocato Vittorio Sommacal, “solo gli operatori classificati ad alto rischio, che fossero venuti a contatto con un positivo e avessero sviluppato sintomi, erano tenuti all’isolamento fiduciario”. Di diverso avviso l’accusa che ha comunque chiesto la condanna del sindaco a due mesi di arresto e 600 euro di multa, richiesta rigettata dal giudice che ha revocato il decreto penale e ha assolto il sindaco di Venasca per insussistenza del fatto.