Cuneo – Il caro bollette mette a rischio la sopravvivenza anche delle piscine, impianti sportivi “energivori” per eccellenza con margini di possibili risparmi molto esigui in termini di energia. A lanciare un nuovo grido d’allarme è Gianluca Albonico, presidente della Fin Piemonte e Valle d’Aosta e amministratore del Csr, società che gestisce anche la piscina di Cuneo.
“Abbiamo avuto un’estate che ci ha fatto dimenticare per un attimo pandemia e caro bollette, ma purtroppo siamo ritornati velocemente ad una realtà drammatica. Dopo un campionato Europeo che ha visto atlete e atleti azzurri protagonisti assoluti, e dopo un’estate che ha visto di nuovo le piscine popolate, oggi la quasi totalità dei gestori si trova di fronte alla scelta obbligata di chiudere gli impianti nei mesi più freddi”.
È davvero impossibile la sopravvivenza delle piscine?
“Un impianto medio spende qui al Nord 120.000-150.000 euro tra energia elettrica e termica e questa voce sarà moltiplicata per 3-4 volte, la matematica non ci lascia scampo. Inoltre a gennaio entrerà in vigore una parte della riforma sullo sport che porterà ancora più costi alle società. Una riforma necessaria (ad esempio per la tutela dei tanti istruttori e tecnici) ma che purtroppo in questo momento aggiunge costi a una situazione già deficitaria”.
Quali accorgimenti possono prendere i gestori di impianti?
“I gestori sono da sempre molto attenti alla conduzione degli impianti sotto il profilo energetico. Le piscine vengono coperte di notte con teli termici, le temperature sono ottimali e controllate continuamente. Il rammarico è che impianti così energivori non siano stati inseriti ad esempio nelle agevolazioni del 110% o addirittura creando un sostegno impiantistico ad hoc. Governo e MEF dovrebbero agire subito.
Quali sono le vostre richieste?
“Innanzitutto sostegni immediati nel Decreto Aiuti. Poi la riforma dello sport prevede l’inserimento dell’esenzione Iva per le prestazioni sportive nel 2024, bisogna inserirla subito. A medio termine una riqualificazione impiantistica con programmi specifici da parte del Governo e del Mef. Bisogna però fare in fretta altrimenti gli impianti muoiono. In Italia c’è stato un sistema, soprattutto negli impianti natatori, di assegnazione delle gestioni alle società sportive, scaricando su di esse costi delle utenze e manutenzioni. In altri paesi, come Francia, Svizzera e Germania, è lo Stato che si occupa di questi costi, le società sportive fanno lo sport. Questa situazione che fino all’epoca pre-Covid ha funzionato anche bene, oggi è saltata e dimostra tutti i suoi limiti. Lo Stato oggi deve colmare quel gap, altrimenti si aspetti il default. A settembre si concretizzerà una misura della Regione dedicata al comparto delle piscine per circa 840.000 euro. Un intervento in aiuto alle oltre 30 società sportive che gestiscono circa 72 impianti natatori pubblici e una decina privati, nei quali trovano occupazione 500 lavoratori subordinati e 1500 collaboratori sportivi. Un aiuto importante che purtroppo però da solo non basterà a scongiurare interruzioni di servizio”.