Castelletto Stura – “Una condotta spregevole che in astratto presenta profili di rischio molto alti, perché si colpisce in tanti contro pochi, perché si colpisce alla testa e si può fare molto male”: con queste parole il pubblico ministero Alessandro Borgotallo ha descritto l’aggressione avvenuta la notte del 9 luglio 2021 a Castelletto Stura, durante festeggiamenti patronali, per la quale è stato chiamato a rispondere S. R. di Morozzo per il reato di lesioni: per lui è stata chiesta una condanna a un anno e sei mesi.
Nei pressi del prato dove si svolgeva la festa il gruppetto di otto amici, di cui faceva parte la vittima dell’aggressione, era stato preso di mira da un ben più corposo gruppo di circa 20 persone, che con la scusa di uno spintone involontario a una ragazza – fatto poi smentito dalla stessa giovane – avrebbe aggredito i giovani malcapitati. La vittima V. C., costituitosi in giudizio come parte civile dopo aver riportato la frattura del naso con prognosi di 25 giorni, ha raccontato al giudice che poco dopo il loro arrivo erano stati accusati di aver dato uno spintone a una ragazza, fatto in realtà mai avvenuto: “Ci eravamo quindi allontanati nel viale vicino all’area della festa ma una ventina di persone sono venute ad aggredirci. Prima hanno fatto cadere un nostro amico dalla panchina e poi hanno circondato e pestato mio fratello. Sono andato verso di lui ma S. R. mi ha dato un pugno in faccia”.
Il fratello della vittima ha confermato la dinamica dell’aggressione e di come più tardi, dopo le cure al pronto soccorso, fossero riusciti a individuare i responsabili tramite social: “Conoscevamo solo uno di quel gruppo – ha riferito la vittima – ma dalle foto con i suoi amici postate su Facebook abbiamo riconosciuto anche gli altri, tra cui S. R. che mi aveva dato il pugno”.
L’aggressione è stata confermata anche dal presidente della Pro Loco, che diede subito all’allarme ai Carabinieri, ma smentita da tre amici dell’imputato i quali hanno riferito in aula di un ignoto ragazzo di colore, sconosciuto a tutti, che sarebbe sbucato da un cespuglio e avrebbe aggredito l’imputato che a quel punto avrebbe reagito per difendersi. Di ritorsione voluta, cercata e messa in atto ha parlato l’avvocato di parte civile Vittorio Sommacal che ha chiesto un risarcimento di 5.000 euro e ha sottolineato le dichiarazioni di un amico dell’imputato, che aveva ammesso di sapere che lo spintone alla ragazza era involontario ma che erano andati comunque a cercare quel ragazzo perché non si era scusato: “Non siamo nella giungla dove vige la legge del più forte ed è necessario un segnale”.
Di prove insufficienti e contraddittorie ha invece parlato l’avvocato di difesa Luca Blengino, il quale ha sottolineato come l’unico teste oculare del pugno sarebbe stato il fratello della vittima, il quale avrebbe visto la scena mentre lui stesso era accerchiato e picchiato da sconosciuti. A conclusione della discussione il giudice ha condannato S. R. a sei mesi di reclusione, al pagamento di 5.000 euro di risarcimento e ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero riguardo la testimonianza dei tre amici dell’imputato al fine di verificare gli estremi della falsa testimonianza.