“Un giorno rileggeremo queste memorie” dice l’anziano signore mentre si appunta la sua ottantatreesima autocertificazione. È quel che fa Alberto Arnaudo con questi brevi racconti, rielaborazioni dei post lasciati nella sua pagina Facebook durante i mesi della pandemia. Sono “schizzi di sensazioni” per tenere a memoria quanto vissuto allorché nel meccanismo dell’orologio, perfetto e perpetuo, qualcosa ha preso ad andare storto.
L’autore prende dunque queste “sensazioni” e le rielabora in forma narrativa, come tante piccole parabole del contemporaneo. L’invenzione le arricchisce di sfumature originali che sfuggono alla pedanteria. Anzi risultano talora segnate persino dall’ironia oppure da vivaci battute anche quando, e sono tante le volte, si percepisce dietro lo smarrimento di persone.
I racconti si organizzano secondo un prima e un dopo. A fare da discrimine, la pandemia. Una cesura secca. Ieri diventa improvvisamente il passato lontano, affondato nella nostalgia per qualcosa che da sempre si dava per scontato, provocatore comunque non già di rimpianti, ma di buoni propositi: non ci eravamo mai accorti dei fiori, del silenzio, degli altri. Il passato sono presenze ora negate.
Il presente invece è immobile, sospeso in un oggi che si allunga senza potersi confrontare col futuro. Si fa tangibile la spada di Damocle della ruotine più vuota. Incombe il rischio della “sindrome della capanna”: tanti piccoli Robinson che si sono chiusi nella loro dimora e sono restii, nei fatti, non già nelle parole, a uscirne di nuovo. Si impossessa di Dino che non torna a giocare a bocce, o del barbiere che non riapre la sua bottega.
C’è un prima e un dopo anche legato ai nuovi sprazzi di libertà, quando sembra che la morsa si allenti. È il tempo di fare tesoro dei ricordi, di tenere a mente quelle cose che avevamo dato per scontato, di cui avevamo capito il valore: “dimenticheremo anche di averlo scordato?”. Questi racconti sono lì per sottolineare quanto corta sia la memoria allorché si allentano le corde. C’è troppa fretta per fare il falò dei calendari. Il ricordo di questi mesi non sia soltanto intessuto di numeri, ma lasci a tutti il sapore agrodolce della nostalgia.
Post covid
di Alberto Arnaudo
Progetto Cultura
14 euro