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Lunedì 23 dicembre 2024

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Ad Alba inaugurata la nuova piazza Michele Ferrero

Al centro la nuova fontana e l'opera dell'artista Valerio Berruti, dono della famiglia dell'imprenditore

La Guida - Ad Alba inaugurata la nuova piazza Michele Ferrero

 Alba – È stata inaugurata nel giorno di San Michele, giovedì 29 settembre, la rinnovata piazza Ferrero insieme con la nuova fontana e l’opera “Alba” dell’artista Valerio Berruti, dono della famiglia Ferrero. Alla presenza dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Carlo Bo, della signora Maria Franca e del dottor Giovanni Ferrero, presidente esecutivo del Gruppo, di fronte ad un pubblico numeroso, con grande emozione è stata svelata la scultura dal profilo leggero e armonioso alta 12,5 metri, togliendole il telo che l’ha tenuta nascosta dal giorno dell’installazione alcune settimane fa.
Ad aprire la serata l’assessore al Turismo ed eventi Emanuele Bolla, mentre a guidare la cerimonia è stata la giornalista Valentina Tosoni che si è aperta con i saluti istituzionali: il sindaco Carlo Bo, il presidente della Regione Alberto Cirio, il direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze Arturo Galansino, l’artista Valerio Berruti e il lungo e applaudito discorso del dottor Giovanni Ferrero.Alba” è stata svelata e la serata si è chiusa sulle note del pianista albese Emiliano Blangero.
“Nella piazza intitolata al nostro amatissimo ed indimenticabile Michele, che ha sempre rivolto il suo sguardo al nuovo e al possibile, le figure lievi e decise di Valerio Berruti ispirano i nostri pensieri e le nostre speranze”, questa la frase che la famiglia Ferrero ha voluto incidere sulla stele.
Per la prima volta da quando è cominciato il cantiere nell’aprile 2021, si è potuta ammirare l’intera piazza nella sua nuova veste. Luogo di snodo, centro di ritrovo della cittadinanza e sede nel corso degli anni di diverse importanti attività economiche albesi, nel 1845 venne progettata dall’architetto Giorgio Busca. Il “Piazzale porta Savona”, dotato di casello daziario, era adibito a manifestazioni e al mercato dell’uva. All’inizio del ‘900 la piazza venne intitolata al re Umberto I e nel 1944 a Ettore Muti. Ritornò “Savona” nel 1951 per riaffermare i vincoli commerciali e industriali tra la città e la Liguria.
Alla fine degli anni Cinquanta la signora Ottavia Amerio Ferrero fece realizzare la fontana che abbelliva la piazza, dedicandola alla memoria del marito Giovanni, zio di Michele. La fontana, decorata con pannelli dello scultore Angelo Grilli, rappresentanti i simboli degli Evangelisti le cui iniziali compongono il nome della Città, fu inaugurata il 1 maggio 1959.
Dopo la risistemazione del 2009, il 29 settembre 2015 piazza Savona è diventata piazza Michele Ferrero, dedicata all’imprenditore Medaglia d’Oro della Città di Alba e Cavaliere del Lavoro e di Gran Croce scomparso il 14 febbraio 2015 a Montecarlo.
L’intervento attuale ha l’obiettivo di risolvere i problemi legati alla pavimentazione, utilizzandone una più resistente e di più facile manutenzione. I lavori sono cominciati nell’aprile 2021: in continuità con le soluzioni adottate in occasione dei restyling di altre piazze cittadine, anche per piazza Ferrero è stata scelta la pietra di Luserna. Nella parte centrale e pedonale si è optato per il formato in cubetti, mentre per gli spazi laterali sono state usate delle lastre.
Lo scorso anno, inoltre, era stata annunciata la volontà di installare nella piazza una grande opera monumentale permanente realizzata dall’artista albese Valerio Berruti e donata alla città dalla famiglia Ferrero. Una scultura posizionata su una nuova fontana, circolare e a sfioro, omaggio alla prima che un tempo adornava piazza Savona.
Il nome dell’opera realizzata in acciaio inox è “Alba”, un evidente omaggio alla terra su cui si erge e al tempo stesso un nome di bimba per enfatizzare l’aspetto poetico della capitale delle Langhe. Valerio Berruti per rappresentare il carattere tipico di quella che Beppe Fenoglio chiamava “la razza langhetta” ha scelto una bambina raffigurata in un atteggiamento timido, ritroso o, come si direbbe nel dialetto piemontese, “genato”. L’opera è un monumento alla vita, un monito rivolto allo spettatore che intende riportarlo al periodo dell’infanzia, il momento della vita in cui tutto può ancora avvenire.

(foto Letizia Cigliutti)

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