La scrittrice islandese in un delicato e vero romanzo sulla vita, la luce e la ricerca dell’umanità. Lasciare il buio per venire alla luce
La levatrice, così si chiamava l’ostetrica un tempo. Questo è il suo romanzo, un libro della vita, della luce, del levare alla luce. Proprio lì nel buio dell’inverno islandese ma anche nel paese delle aurore boreali quelle meraviglie uniche della natura.
Il settimo romanzo della scrittrice islandese si svolge nel freddo scuro poco prima di Natale, quando spira una depressione senza precedenti. La giovane ostetrica Dýja vive in un appartamento che eredita dalla zia Fifa defunta single e senza figli, ostetrica anche lei. Non vuole toccare l’appartamento quando ci va ad abitare, osserva i suoi ricami, ma a un certo punto scopre una scatola di banane da dove escono degli appunti, o meglio veri e propri manoscritti su cui ha lavorato la zia, Wildlife, uno studio su ciò di cui sono capaci gli esseri umani, sulla vita e sulla luce, che è l’inizio della vita, dell’uomo che abbandona il buio della placenta per venire alla luce. Ma Wildlife parla dell’animale più fragile e crudele: l’uomo e la ricerca dell’umanità, ma anche la fauna selvatica. Una ricerca che spesso vaga nell’oscurità, e che avrebbe come obiettivo anche quello di riflettere sulla terra che lasciamo alle generazioni future.
La scrittrice continua in questo libro delicato ma profondamente vero un’ode ai suoi antenati già delineata nei suoi libri precedenti. L’uomo è più vulnerabile che mai, come l’ultima foglia di un albero, sbattuta dal vento. Una vita non è altro che una fragile luce invernale che si accende senza motivo, poi si spegne prima di capire perché. Una vita che vale in ogni caso la pena di vivere, sempre e a tutte le latitudini.
La vita degli animali
di Audur Ava Ólafsdóttir
Einaudi
17,50 euro