Atene e Gerusalemme, il portico e la tenda, un filosofo, Luca Margaria, e una biblista, Maria Teresa Milano, intrecciano riflessioni ognuno nel proprio campo intorno all’esistenza. Le sollecitazioni vengono dalle lettere dell’alfabeto. Per ognuna una parola che apre su una breve riflessione.
Assonanze, campi semantici, radici verbali sono gli strumenti tecnici che consentono la costruzione di questo singolare percorso. Uno zig-zag, confessano gli autori alla fine, non un cammino lineare. Non per scansare ostacoli, ma per andare a cogliere piccole suggestioni che invitino all’approfondimento e alla riflessione. Tutto si compie alla luce delle provocazioni che vengono dalle parole colte nel loro significato originario o nelle loro sfumature. Lo scopo è rinnovare uno sguardo attento su alcuni aspetti dell’esistenza.
Chi si siede nella tenda della biblista trova molte volte delle riletture originali. È un cambiar prospettiva, sempre rigorosamente fondato, per trovare delle provocazioni a cui ripensare per far parlare il testo o, meglio, le singole parole. Il riferimento alla lingua ebraica non ha nulla di accademico. Dà il via alla riflessione, ma non le si sovrappone.
Il punto di fuga è sempre esistenziale. Ogni parola parla alla vita, perché nasce dalla vita. I brevi testi biblici riportati vengono calati in una concretezza che quasi sembra oscurare quella relazione col divino che tradizionalmente costituisce l’asse portante dell’esegesi. Ma l’intento esegetico, se può talora essere suggerito, dà per presupposto l’aver a che fare con parole e agire di uomini nel loro quotidiano affaccendarsi per affrontare fatiche, assaporare gioie, intessere relazioni con le relative difficoltà che fanno da corollario.
Quando lascia la tenda, il lettore è accolto nel portico, il luogo più emblematico della scuola filosofica greca. Lì lo attende il filosofo che riprende quanto la Bibbia ha suggerito e lo rilegge in termini di pensiero.
Anche in questo caso però non è la razionalità fredda a prevalere, ma il bisogno di dialogare con l’esistenza quotidiana. E anche in questo caso l’originalità è dietro l’angolo. Il gusto evoca un far proprio l’esteriorità del mondo. La casa rimanda alla cura/responsabilità per il mondo e per gli altri. Il bacio scardina “la gerarchia delle facoltà umane”.
Se la biblista fa parlare le parole, il filosofo le distilla per estrarne idee. Ambedue si ritrovano sul terreno dell’uomo che sperimenta la propria fragilità, ma anche sente il bisogno della relazionalità. La vita è un patchwork da vivere con la “capacità di cucire e di dare unità quanto più possibile armoniosa e coerente di pezzi diversi”. E a questo sguardo di analisi e di sintesi si aggiungono poi suggerimenti per percorsi da sviluppare in modo personale attraverso una canzone, un libro e un film.
Abitare le parole
di Maria Teresa Milano, Luca Margaria
Claudiana
9,5 euro
