Argentera – Con la sentenza della Corte di Cassazione si chiude definitivamente la vicenda che ha visto coinvolto l’ex sindaco di Argentera Arnaldo Giavelli, assolto in via definitiva dai reati di peculato e turbativa d’asta per la vicenda di appalti finiti al centro dell’inchiesta “Valle pulita” e relativi ai finanziamenti per più di 700.000 euro del programma “6.000 Campanili”. Giavelli era accusato di essersi avvalso della collaborazione di un imprenditore locale per modificare i termini di alcune gare d’appalto comunali, in modo da favorire la ditta della moglie, anche lei imputata nel processo. A carico dell’ex sindaco anche le accuse di peculato per l’utilizzo per uso privato di gasolio del Comune e di abuso d’ufficio per altri lavori legati alla pista di downhill e alla gestione della biglietteria degli impianti sciistici. All’esito del processo di primo grado, Giavelli era stato assolto dalle accuse di turbativa d’asta e peculato ma condannato a un anno e sei mesi per l’abuso d’ufficio: la sentenza venne ribaltata in appello, dove l’ex sindaco venne condannato per i primi due reati a tre anni e quattro mesi, e assolto dall’accusa di abuso d’ufficio. Anche la moglie venne condannata per la turbativa d’asta a un anno. Con l’assoluzione per insussistenza del fatto relativamente al peculato e per intervenuta prescrizione per la turbativa d’asta, la Corte di Cassazione mette la parola fine a una vicenda che tra inchiesta e processi si è protratta per più di sei anni. Soddisfazione è stata espressa dai legali difensori dell’ex primo cittadino di Argentera, Paolo Botasso e Paolo Schiaparone per “l’assoluzione dall’infamante accusa di peculato, arrivata al termine di una vicenda dolorosa in cui sono state confermate le conclusioni dei giudici di primo grado”.