È la prima opera di Amos Oz, un gigante della letteratura non solo ebraica ma mondiale. Un’opera rimasta finora stranamente inedita in Italia. Otto racconti, otto storie che catturano fin dalla prima riga e trasmettono la tensione e l’intensità dei sentimenti nel periodo di fondazione di Israele, uno stato nuovo di zecca con una storia millenaria. Alcune sono storie d’amore, altre sono storie di odio e spesso i due impulsi si intrecciano.
Un libro forte, bello che parla dello spettro dell’altro fratello, di un’ossessione, di una ferita non rimarginata. Un Israele a volte reale e immaginato, fantastico e orribile, sogno realizzato e delusione ad occhi aperti incarnata. I personaggi spaziano dall’idealista fino al cinico. Vicende di donne e uomini, in terra d’Israele, alle prese con passioni brucianti, scoperte, ossessioni, narrazioni epiche di un Israele antico e nuovo al tempo stesso, con una gamma di personaggi che vanno da uno sfortunato, tragico paracadutista a un gruppo di beduini di passaggio ai confini del kibbutz, al “più bel toro della valle”. La fatica di stare al mondo, di accettare gli altri, di restare fedeli a sé stessi. Le vite sono ambientate sullo sfondo della vita comunitaria in un kibbutz. Il destino di questi individui, le loro pulsioni, ambizioni e idiosincrasie, sono radicati nella struttura fisica e sociale della loro comunità mentre Amos Oz ritrae il loro mondo come un microcosmo del mondo più ampio.
Le terre dello sciacallo
di Amos Oz
Feltrinelli
€ 18