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Lunedì 23 dicembre 2024

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La fiaba del mondo contadino, l’uomo, il totem e la natura

Il ricordo di Claudio Salvagno, artista e poeta della terra e della lingua occitana

La Guida - La fiaba del mondo contadino, l’uomo, il totem e la natura

Due anni fa, era un mercoledì, il 17 giugno 2020, moriva a 64 anni nella sua casa di Bernezzo, Claudio Salvagno. Artista e poeta di lingua occitana, era molto conosciuto nel cuneese e non solo dove ha sempre vissuto e lavorato. Persona affabile e semplice, di una grande umanità, amava il suo lavoro artistico e la sua terra e si era sempre battuto per un rapporto più corretto tra l’uomo e l’ambiente.

Claudio Salvagno era nato nel 1955 a Bernezzo. È stato coredattore del quindicinale di valle Grana Il Caragliese con una rubrica d’attualità intitolata Polenta e Cous Cous e un’altra dedicata alla letteratura Doc. Ha partecipato a varie manifestazioni personali e collettive dedicate alla scultura e alla poesia ed è presente in vari cataloghi di arte contemporanea. Ha pubblicato le sue poesie su varie riviste, tra i suoi libri più importanti si ricordano L’emperi de l’ombra e L’autra armada entrambi racconti in poesia. Ha partecipato a mostre personali e collettive, in particolare a Caraglio, Manta, Cuneo, Saluzzo, Barolo, Ventimiglia e Imperia. Ha collaborato per diverse tesi di laurea e insime all’artista Lorenzo Griotti è presente nella collana dell’editore Pulcinoelefante Osnago di Milano. Come, ricercatore ha partecipato all’indagine toponomastica sul Comune di Bernezzo per conto dell’ Atlante Toponomastico del Piemonte Montano. La sua scultura racconta una fiaba, una storia del mondo contadino, attraverso elementi del corpo umano inseriti in elementi totemici sviluppati in altezza, ricoperti di decorazioni policrome e vivaci.

“Conosciamo la voce di Claudio Salvagno grazie ai suoi versi occitani, – scrive Sara Abram – dove la scelta di una lingua “altra” risponde a ragioni di fondo non rinunciabili. Un senso di necessità come, in maniera simile, lungo le forme e le superfici dei suoi bastoni “altre armi” che, come la poesia, sembrano dover esorcizzare un certo senso dell’esistenza. Tra i profili di queste aste, nelle loro anse levigate, i versanti ruvidi, i solchi scavati e le sinuosità liberate, sembra prendere forma un racconto a denti stretti sulla natura e le storie degli uomini. Scheletri e testimoni del vivere, le sculture di Salvagno si dispongono come un esercito a riposo, segnate ognuna da un intimo ricordo un incontro, un dolore un desiderio. La materia è il legno, elemento delle origini, legame con la terra e con le sue memorie, il suo protendersi indica una strada, apre una via di fuga, si offre al lavoro solitario della mano che scolpisce, intaglia, raschia, lima e accarezza. La diversità della trama ancora traspare e le essenze legnose esprimono libere il proprio profumo, ma questa volta i bastoni son divenute sagome pure: ripuliti e sbiancati, possono finalmente ergersi a schiera, ampliasi nella moltitudine, chiamati a diffondere l’eco di un lamento antico e lontano”.

“Lontano dai clamori del sistema ufficiale dell’ arte, opera silenziosamente la sua figura di artigiano contadino, come lui stesso vuole essere considerato, – aggiunge Enrico Perotto -impegnato nel contrastare la divisione tra il cuore e la mente dell’uomo globale contemporaneo e il tronco non più tanto robusto delle proprie origini naturali… Nelle sue opere affiorano miti e idoli riconoscibili come figure archetipe, ma che sono rivisitati con l’occhio di chi vi scorge una mutazione fisica in atto. Un corpo materno, ma dubbio, di una pianta è colto nel momento di generare una colonna di crescenze vegetali, tumide e inverosimili; e l’immagine surreale di un personaggio femminile misterioso subisce un’improvvisa e cruenta metamorfosi organica, tratta con l’enfasi coloristica che si ritrova in una scultura lignea popolare di età barocca e con il senso acuto per il dramma della violenza esercitata nei confronti della bellezza, della poesia, della natura”.

GrandArte aveva voluto nell’ottobre dle 2020 rendere omaggio a Claudio con iuna mostra dal tiolo “Totem” a Palazzo Samone dove avevano esposto otto artisti insieme ai “bastoni” di Salvagno modellati e levigati dalla sua immaginazione in forme arcaiche restano testimonianza di una profonda e misteriosa ricerca che ha accompagnato la sua storia e vela tante esistenze umane.

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