Torino – Dopo uno degli inverni più caldi e secchi degli ultimi 65 anni in Piemonte, anche la primavera 2022 si posiziona tra le prime 6 più avare di precipitazioni on un mese di maggio tra i più caldi degli ultimi 6 decenni, alla pari con quello da record del 2009, con una anomalia di oltre 2°C rispetto alla norma 1991-2020. A certificarlo sono i dati diffusi dall’Arpa Piemonte che disegnano un “semestre nero per il clima piemontese, soprattutto in termini di precipitazioni visto che da dicembre 2021 sono caduti mediamente alla testata del bacino del Po 181 mm di pioggia contro una norma di 433 mm, che rappresenta un deficit complessivo pari al 58%, con punte di oltre il 70% sulle zone pianeggianti del torinese e del novarese”.
“Si tratta – spiega l’Arpa nel suo bollettino sulla situazione idrica in Piemonte – del terzo semestre più asciutto degli ultimi 65 anni dopo il periodo ottobre 1999-marzo 2000 e quello luglio 2001–gennaio 2002. Il mese di maggio in sé ha fatto registrare un deficit di precipitazioni pari al 30% rispetto al mese tipo, anche se alla fine le giornate piovose (15) sono state in linea con quanto ci si può attendere in questo periodo dell’anno (16).
Ma la vera importante anomalia del mese passato sono state le temperature che, per tutte e tre le prime settimane del mese, sono state ben al di sopra della norma del periodo, culminando nelle giornate record dal 18 al 22 quando in molte località le massime hanno raggiunto i 34°C senza tuttavia raggiungere le punte estreme registrate nel 2009.
La scarsità idrica dal punto di vista meteorologico viene ben rappresentata dall’indice SPI che mostra valori negativi su tutte le scale temporali (sia sul breve che sul lungo periodo). In particolare, questa accoppiata inverno-primavera è la più asciutta degli ultimi 65 anni dopo quella del 2002-2003 come mostrano le mappe di SPI a 6 mesi messe a confronto. Si nota come in quest’ultimo caso la siccità a 6 mesi sia estrema sulla quasi totalità della regione, con valori dell’indice che si riscontrano solo una volta in 70 anni circa. Una nota a parte la merita l’indice SPI a 1 mese che mostra come la prima settimana piovosa di maggio abbia comunque apportato un po’ di sollievo soprattutto ai bacini meridionali del Piemonte anche se, il valore di normalità è in realtà una normalità tendente al secco. Analizzando i dati delle stazioni nivometriche di Arpa Piemonte si noti come lo scarso innevamento, associato alle elevate temperature, abbiano determinato la completa fusione del manto nevoso anche a quote elevate. L’anticipo della completa fusione in alta quota rispetto ad un’annata normale è stato superiore al mese”.