Harris Greenwood è un boscaiolo cresciuto negli anni più magri della grande depressione degli anni ‘30, che ha fatto una sana fortuna abbattendo aree della foresta della British Columbia. La sua logica è che anche le possenti sequoie sono semplicemente “erbacce su pali”; e che cancellarli è una forma necessaria e preventiva di autodifesa. Ma nel corso delle generazioni l’impero del legname di Greenwood è diminuito catastroficamente come le foreste che ha saccheggiato. Fino ad arrivare a Liam lasciato a guadagnarsi da vivere come artigiano falegname, lavorando il sempre più scarso legno di recupero per i tavoli delle sale riunioni. Ma lo scrittore canadese Michael Christie nella sua eco-parabola densa ma esilarante che abbraccia un periodo che va fino al futuro molto prossimo in un secolo di drammi familiari e disordini politici intorno all’industria del legname. Infatti i capitoli iniziali del romanzo sono ambientati nel 2038 e presentano la figlia di Liam, Jacinda Greenwood, conosciuta come Jake che vive in un mondo quasi completamente privo di alberi.
Christie ipotizza un mondo che tenta di riprendersi da una catastrofe ecologica conosciuta come il Great Withering, durante la quale l’aumento delle temperature ha scatenato un nuovo ceppo virulento di funghi che distrugge gli alberi. Il libro di Christie predice un Armageddon ecologico orribilmente plausibile, scritto in maniera trascinante, un inno alla bellezza degli alberi, alla tragedia della loro distruzione e alla complessa relazione tra l’avidità umana e la sfida della natura. E lo fa usando un abile miscuglio di generi.
I Greenwood
di Michael Christie
Marsilio
€ 21