Cuneo – È originario di Cuneo uno dei nuovi cardinali nominati oggi, domenica 29 maggio, da Papa Francesco. Giorgio Marengo ha 47 anni, torinese per adozione, è missionario della Consolata: da due anni è Prefetto apostolico di Ulan Bator in Mongolia, una piccola Chiesa che conta 1.300 cristiani. In missione in Mongolia dal 2003, è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvaheer e dal 2016 è Consigliere Regionale Asia per la Mongolia dell’Istituto Missioni Consolata. Marengo è il più giovane dei porporati. Riceverà la porpora cardinalizia il prossimo 27 agosto insieme ad un altro piemontese mons. Arrigo Miglio di 79 anni, arcivescovo emerito di Cagliari.
È il secondo porporato di Cuneo. Il primo è stato Antonio Riberi nel 1967, nunzio apostolico e compagno di studi di papa Paolo VI.
Sabato 22 agosto 2020 al Santuario diocesano Regina Pacis in Fontanelle di Boves il vescovo Giorgio Marengo aveva presieduto l’Eucarestia e aveva incontrato i fedeli, spiegando il valore della missione: “Il mandato missionario non è questione di propaganda, ma serve a realizzare concretamente l’incontro con Cristo di persone che diversamente non ne avrebbero la possibilità. Noi forse crediamo che tutto il mondo abbia questa possibilità, ma non è così. La Mongolia, dove vivo da 17 anni, è uno di questi luoghi in cui se non ci fossero queste povere creature che siamo noi, con tutti nostri limiti e i nostri difetti, partecipare alla vita di Cristo concretamente non sarebbe possibile”.
La Chiesa in Mongolia
La Mongolia è un Paese dell’Asia centro-orientale schiacciata tra la Siberia russa e la Repubblica Popololare Cinese. Ha una superficie cinque volte l’Italia e ha 3,5 milioni di abitanti: di questi, 1.300 hanno abbracciato il cristianesimo e la Chiesa Cattolica. Più numerosi sono gli evangelici protestanti che contano 15.000 fedeli. La Chiesa Cattolica locale che è in Mongolia è composta da persone che, come le definisce mons. Giorgio Marengo: “con grande coraggio hanno scelto di seguire il Signore nella Chiesa cattolica. Non è una scelta scontata in Mongolia, vuol dire essere persone un po’ fuori dal coro, vuol dire esporsi a critiche e a discriminazioni”. Anche se c’è la libertà di culto nella costituzione della Mongolia, ci sono alcune applicazioni mirate, in particolare ad evitare il proselitismo. La maggior parte dei cristiani vive nella capitale Ulan-Bator. Ci sono 5 comunità parrocchiali in città, due parrocchie al nord e una al sud. Quest’ultima a Arvahee è stata costituita anche da mons. Marengo che si trovava lì, in quanto parroco. Sono 8 le parrocchie in Mongolia e ci sono varie congregazioni che si occupano di sanità, diritti, promozione della donna e dei bambini abbandonati.