Cuneo – L’Associazione provinciale cuneese case di riposo pubbliche e private, le Diocesi del Cuneese, la Diocesi di Pinerolo e la Diaconia Valli Valdesi contestano l’accordo siglato nei giorni scorsi tra la Regione Piemonte, rappresentata dagli assessori Icardi e Marrone, e i rappresentanti di alcuni dei gestori delle Rsa piemontesi. E per spiegare la situazione in cui realmente versano le residenze del territorio e nella quale, dicono, “è in gioco la sopravvivenza stessa dell’assistenza socio-sanitaria”, scrivono alle famiglie dei propri ospiti e ai sindaci dei Comuni dove sorgono le proprie strutture.
“Le misure annunciate dall’Assessorato regionale alla Sanità – spiegano – sono del tutto insufficienti a contrastare la crisi delle Rsa e il tavolo di lavoro con cui l’assessore Luigi Icardi ha raggiunto un accordo rappresenta solo una piccola minoranza delle case di riposo del Piemonte”.
Ad essere contestati sono, in particolare, l’adeguamento annunciato dalla Regione agli indici Istat di fine 2021 delle tariffe da lei riconosciute alle Rsa. Un adeguamento che le organizzazioni in questione bollano come una semplice “dichiarazione di intenti” e che “anche se si trasformasse in realtà – continuano – non sarebbe giusto. Infatti, la percentuale di incremento del 3,9% è riferita all’indice del 2021, mentre l’adeguamento corretto è del 10%, in quanto deve partire dal 2012, ultimo anno in cui è avvenuto un aggiornamento”.
“In secondo luogo, – proseguono – si richiede alla Regione di incrementare il budget per aumentare il numero di posti letto in convenzione (la cui retta è pagata per il 50% dall’Asl competente): oggi, per esempio, in provincia di Cuneo sono circa il 43% dei posti occupati, mentre per il restante 57% degli ospiti delle case di riposo, il costo della retta grava totalmente sulle famiglie. In alternativa, si chiede alla Regione Piemonte di intervenire, tramite un contributo economico, per aiutare le famiglie che si fanno interamente carico della retta, a sostenere le spese. Infine, si chiede un aiuto economico straordinario alle strutture per far fronte all’eccezionale aumento dei costi relativi alle forniture energetiche e dei dispositivi di sicurezza per l’emergenza Covid-19”.
Il bonus da 2,7 milioni di euro annunciato dalla Regione per le Rsa contro il caro energia viene valutato dalle organizzazioni non “risolutivo, in quanto, se si divide la cifra per le 760 strutture presenti in Piemonte, viene fuori una media di 2.500 euro/anno cadauna: una briciola se si considera che il rincaro medio per l’energia di una casa di riposo è di 50/60 mila euro l’anno”.
Infine, dicono i detrattori, “la convenzione siglata dalla Regione Piemonte con alcune associazioni di categoria non ha nessun valore, in quanto i firmatari rappresentano le strutture che accolgono, all’incirca, solo 5.000 dei 28.000 ospiti delle Rsa piemontesi”.
Per fine maggio verranno, pertanto, organizzati tre incontri rivolti a tutte le amministrazioni comunali interessate per fare il punto e condividere una linea d’azione comune.