Pier Giuseppe Imberti è nato a Centallo nel 1954, dove risiede e opera. Autodidatta, si è avvicinato alla pittura sulle orme del padre appassionato di arte. Negli anni successivi ha eseguito tele con richiami surrealistici che ha esposto nella sua prima mostra a Fossano a Palazzo Santa Giulia, dove incontra il favore incoraggiante del critico Miche Berra. Dopo anni di studio e riflessione individuale tra il 1985 e il 1987 realizza grandi tele d’impronta informale che saranno esposte in una personale nel 1987 alla Galleria Etruria di Cuneo. In seguito è entrato in contatto con l’ambiente artistico torinese, stringendo amicizia con il pittore Piero Ruggeri e con i critici Rosci, Poli, Cabutti. È stato inserito in numerose manifestazioni artistiche e ha esposto in diverse mostre collettive e personali. Nel 1991 il professor Rosci lo presenta in una personale a Torino “Proposte V”, Palazzo della Regione. Espone a Torino, Brescia, Sanremo, Venezia, Pordenone, Milano, Vercelli, Como e in altri luoghi minori. Dal 2000 al 2007 stringe un rapporto di lavoro con la Galleria “Il Prisma” di Cuneo e poi con “Skema 5” con cui ha smesso la collaborazione. I suoi lavori prendono ispirazione dalle avanguardie del primo Novecento. Imberti lavora con diversi materiali alludendo a una realtà corporea che lascia immaginare.
“Tensione etica – dice Roberto Baravalle -. Se il colore di Imberti è il nero, lo “stato” suo è la tensione. Dalle tele fascinanti, giocare sulla dialettica tra le superfici materiche e tra l’assolutezza e la vibralità dei neri, sino alle opere più attuali è tutta una ricerca febbrile, “tirata” sulle possibilità rappresentative e simboliche offerte dallo stato di tensione”.
Tra le prime opere si ricordano sculture in legno, ma dall’aspetto ferroso che possono essere definite come un’archeologia industriale.
“Imberti, – sottolinea Enrico Perotto – autore di sculture di ferro, legno e vetroresina, cariche di forti suggestioni esistenziali, compone campi dinamici di forze in tensione elastica, stirando stoffe chiazzate di macchie ingiallite su supporti imbottiti o incrociando fasci di garze indurite come fibre di cortecce d’albero e tinteggiate di impregnante, che simulano scontri, lacerazioni, conflitti che non giungono mai a una loro risoluzione.”
In seguito realizza particolari tele dette tele estroflesse tirate su oggetti misteriosi di cui però si intuisce la forma: lavori con evidenti richiami erotici. Molto interessanti le sue “tensioni” metalliche, macchine celibi che lasciano intravedere mirabolanti funzionamenti.
“Nell’epoca dei lustrini e dei sogni del post-moderno, dove tutto sembra essere Multimedialità e Terziario avanzato, – scrive Matteo Saponaro – difficilmente riusciamo a ricostruire i segni dei più grandi drammi del nostro tempo: quello della creatività e della qualità del lavoro, l’arte di Imberti non trasmette emozioni forti e immediate, varcando la soglia della sua apparente discreta silenziosità, ritroviamo le tensioni e le radici della nostra epoca.”
Una sua personale è allestita fino al al 23 giugno nelle sale di Casa Francotto a Busca dal titolo “Spirito geometrico in tensione” a cura di Cinzia Tesio.