Fossano – Si è conclusa con un’assoluzione la vicenda processuale di due dei 14 imputati del crollo del viadotto di Fossano avvenuto il 18 aprile 2017. In seguito alla riformulazione del capo d’imputazione fatta dal pubblico ministero durante l’udienza preliminare dello scorso settembre, le difese del geometra E. P. e dell’ingegnere A. L. avevano avanzato la richiesta di rito abbreviato. Le difese avevano prodotto una perizia da cui emergeva che non c’era una corrispondenza tra fioriture esterne e lo stato di degrado all’interno della struttura; nei punti dove era stata notata la fioritura, infatti, la struttura interna era risultata integra, mentre i punti danneggiati non presentavano esternamente alcun segno di degrado. Secondo la difesa dell’ingegnere A. L., se anche questo fosse andato a controllare i punti dove da fuori si notavano le fioriture, avrebbe trovato la struttura interna integra. In particolare, però, nei giorni in cui dovevano essere svolti i controlli sul viadotto l’ingegnere era in ferie. Per quanto riguarda il geometra E. P., la difesa ha sottolineato che il dipendente Anas era in pensione dal 2010. A seguito della richiesta di assoluzione avanzata dal pubblico ministero Attilio Stea, il giudice ha assolto i due tecnici dell’Anas che così escono definitivamente dal processo che procederà ora a carico degli altri dodici imputati, tra dipendenti Anas e delle ditte che avevano eseguito i lavori, accusati di disastro colposo, per aver agito con negligenza e imperizia nella realizzazione dell’opera sulla quale erano stati eseguiti altri lavori nel corso del tempo. Il processo è infatti il frutto dell’unione di tre fascicoli: uno sull’appalto da 40 miliardi per la realizzazione dell’opera, appaltata a un’associazione temporanea di imprese con a capo la Itinera Costruzioni Generali SpA. Lavori che furono eseguiti dalla società Grassetto mentre le strutture prefabbricate erano state fornite dalla Ingegner Franco che poi è scomparsa, sostituita da un’altra azienda. A questo fascicolo si aggiunse quello a carico dei cinque dipendenti Anas, accusati di non aver eseguito i dovuti controlli in presenza di segni di perdite e di usura della struttura. Il terzo filone dell’inchiesta riguardava i lavori di rifacimento del manto stradale eseguiti nel 2006 dalla ditta appaltatrice Pel.Car srl e per i quali erano stati indagati i due responsabili della ditta e due dipendenti dell’Anas in qualità di controllori dell’esecuzione dei lavori.