Borgo San Dalmazzo – Ultimo consiglio comunale, mercoledì 27 aprile, prima dello scioglimento in vista delle elezioni del 12 giugno. Ancora assente per Covid l’ex vice sindaca Roberta Robbione. Dovrebbe esserci clima da “ultimo giorno di scuola” (invocato anche dal sindaco Beretta), invece l’atmosfera è tesa, come accade da mesi. Tutti ringraziano tutti, ma a prevalere sono i toni polemici, le accuse incrociate, le recriminazioni.
Sullo sfondo le vicende degli ultimi mesi, con le dimissioni dalla giunta – in tempi diversi – di tre assessori e la loro annunciata opposizione ad alcuni dei progetti qualificanti dell’amministrazione Beretta, ultimo in ordine di tempo quello per un parco fotovoltaico nei pressi dell’Italcementi. A dare fuoco alla miccia, come gli accade spesso, è Piermario Giordano, dai banchi della minoranza. Ne ha per tutti: per la giunta e la maggioranza (“il bilancio che votiamo questa sera è la fotocopia dei vostri cinque anni: mancano coraggio e fantasia”), per il sindaco Beretta cui pure esprime solidarietà (“costretto agli avvicendamenti, qualche domanda bisogna farsela”), ma il suo bersaglio principale è il gruppo dei dissidenti (“il sindaco ha avuto delle zavorre, ho visto assessori pronti a dire no a scelte istituzionali, dovevate dare le dimissioni anche dalla maggioranza, non si può prendere in giro l’elettorato”).
Il capogruppo della maggioranza Francesco Papalia rivendica i risultati ottenuti (“approviamo un bilancio che supera i due anni di pandemia, speriamo di essere riusciti a dare le risposte che le persone si aspettavano da noi”) ma non può fare a meno di ritornare sul tema della frattura interna al suo gruppo (“ho trovato inopportuna la completa mancanza di confronto e di informazione, sono spiaciuto che non abbiano pensato di informare delle loro scelte il sindaco e il capogruppo”, riferendosi a Fantino, Robbione, Imberti e Monaco).
Persino l’assessore Anna Bodino, persona moderata e mai sopra le righe, ammette: “Concludo il mio mandato con un po’ di amarezza e delusione per le polemiche degli ultimi mesi. Ho sempre messo al primo posto il bene della città e dei cittadini, mi dispiace che tutto questo sia stato messo in discussione”.
Beretta chiude il suo decennio alla guida della città con un intervento accalorato e teso.
“Sono fiero di quanto fatto. Ho perseguito il bene comune. Ho cercato di abbattere le disuguaglianze e assicurare a tutti di partire con le stesse opportunità. Mi sono impegnato per allargare i diritti di quarta generazione, quelli energetici e ambientali. Ho interpretato la politica come servizio ai cittadini, mettendomi a loro disposizione con spirito di abnegazione, solidarietà, altruismo, immedesimazione nei panni di chi soffre. Ho consumato le suole per incontrare le persone. Abbiamo cercato di intervenire sulle tasse per contenerle. Oggi siamo il Comune con le tasse più basse in tutto il circondario. Ai miei detrattori dico che comunque la nostra città è ancora vivibile”. A conferma delle sue parole snocciola una serie di cifre, dagli oneri di urbanizzazione ai costi per l’insediamento di un capannone, dagli investimenti ai contributi ottenuti, dalla diminuzione del debito al recupero dell’evasione sulle tasse comunali che fanno sì che “a Borgo merita ancora vivere”.
Ricorda con emozione i giorni drammatici del marzo 2020, con le decine di morti per Covid alla casa di riposo. Nel lungo discorso anche parecchia amarezza: “Ho trovato tanta ipocrisia, sono stato insultato e offeso, e con me la mia famiglia. Chi mi accusa dicendo che non c’è stato confronto, non dice il vero. Ognuno è responsabile degli atti che compie, io ho la coscienza a posto”.
Infine, un accenno al futuro: “È il momento di lasciare, ma non scappo. Rimango come cittadino critico e attento, pronto a intervenire con critiche costruttive ed educate. Mi auguro che questo sia l’anno zero, quello di una nuova ripartenza per l’intera città”.