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Venerdì 22 novembre 2024

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Tre cuneesi tornano dalla Marathon des Sables: “Abbiamo realizzato un sogno”

Il dottor Erik Bessone con i figli Emanuele e Guglielmo hanno corso nel deserto del Sahara marocchino

La Guida - Tre cuneesi tornano dalla Marathon des Sables: “Abbiamo realizzato un sogno”

Cuneo – Sono tornati a casa solo pochi giorni fa il dottor Erik Bessone con i figli Emanuele e Guglielmo, che tra fine marzo e inizio aprile hanno partecipato alla 36a edizione della Marathon des Sables nel deserto del Sahara marocchino. La corsa, che prevede 250 km in circa una settimana, è una delle più faticose (e per questo famosa) del mondo.

Emanuele racconta l’impresa: “Appena arrivati il 25 marzo ci hanno subito catapultato nel deserto, eliminando tutti i comfort fin dall’inizio. Lì siamo stati due giorni in cui abbiamo preparato le ultime cose. Abbiamo dovuto portare il meno possibile nello zaino in modo che non fosse pesante durante la corsa, ma nemmeno troppo poco perché avevamo bisogno di nutrirci molto. Il mio zaino era un po’ pieno e infatti ho avuto male alle spalle”.

“La domenica mattina – continua il giovane osteopata – si è tenuta la tappa da 30 km, quella di introduzione, fatta senza problemi. Il secondo giorno è iniziata la vera sfida: durante la corsa di 38km tirava un vento a 50km/h con violente tempeste di sabbia, faceva male talmente era forte. Qui abbiamo attraversato faticosamente le dune del deserto e nel finale una montagna alta 300 metri. Sulla cima ho avuto una crisi emotiva, che poi sono riuscito a superare con mio fratello. Durante quella corsa si sono ritirati oltre novanta partecipanti. Il terzo giorno abbiamo fatto 32 km con altra sabbia in faccia”.

Il giorno successivo invece il percorso più duro di tutti, lungo 86 km: “Non li avevo mai corsi tutti di fila – dichiara Bessone – la sera prima eravamo un po’ preoccupati, ma per fortuna il percorso non era molto difficile. Nelle ore calde abbiamo camminato per non patire troppo e siamo riusciti a chiuderla in 14 ore, facendo solo gli ultimi 20 km al buio sotto un cielo stellato meraviglioso. Il giorno dopo è stato di riposo, poi è arrivato l’ultima tappa con la maratona da 42 km. Eravamo nel centro del deserto, con 45 gradi e l’acqua che scarseggiava sempre, ma ce l’abbiamo fatta. All’arrivo siamo scoppiati in lacrime, non ci credevamo. Il giorno successivo abbiamo corso una 8 km di beneficenza insieme al nostro papà, che si era ritirato precauzionalmente alla terza tappa: siamo arrivati al fondo insieme ed è stato molto emozionante, si è coronato un sogno”.

Lo studente di Fisioterapia è tornato dal Marocco con occhi diversi: “Mi ha colpito molto la forza di volontà che l’uomo può avere nell’affrontare certi ostacoli. Lì eravamo in un mondo a parte: sei tu contro te stesso. Se lo rapporti alla vita di tutti i giorni, quello che abbiamo fatto è stato enorme, e sminuisce tutti i problemi inutili che spesso ci facciamo. Si supera ogni limite, la testa incide molto in questo”. Emanuele guarda poi al futuro: “Vorremmo fare un’ultra maratona sul ghiaccio dell’Artico o la maratona sulla muraglia cinese, vedremo. Di sicuro non ci fermiamo qui”.

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