Cuneo – Sei bancali di cibo e medicine donati dai parrocchiani del Cuore Immacolato di Maria e dalla popolazione scolastica del Liceo De Amicis di Cuneo sono arrivati in Polonia a Zamosc, e in questi giorni arriveranno in Ucraina a Leopoli. A Zamosc sono stati portati da don Carlo Occelli, Davide Ribotta e Pierluigi Cavallera in un viaggio iniziato venerdì sera verso le 20 partendo da Cuneo e ritornando lunedì 28 marzo alle 11. Nel tragitto di ritorno è stata portata in Italia una famiglia ucraina composta da mamma, papà, due gemelli e una ragazza di 16 anni. La loro destinazione è Latina, per questo sono stati portati alla stazione di Porta Nuova a Torino per farli proseguire il viaggio.
“La scelta di Zamosc nasce da un contatto che avevo grazie alla Giornata Mondiale della Gioventù nel 2016, quando siamo stati ospitati a Tychy in Polonia – dice don Carlo Occelli -. Ci hanno detto che a Zamosc, che si trova sul fronte ucraino, hanno bisogno di cibo e medicine da portare a Leopoli”.
I beni di prima necessità che sono stati portati si compongono in particolare di pannolini, pannoloni, riso, pasta, sugo, cibo in scatola come carne, tonno e legumi, poi ancora biscotti e zucchero. A questi si sono aggiunte diverse medicine: acqua ossigenata, garze, paracetamolo, siringhe, coagulanti, pomate per ustioni, cicatrizzanti. Poi fiammiferi, candele, batterie e torce.
“Quando siamo arrivati a Zamosc abbiamo scaricato tutta la roba e il parroco ci ha ospitati – continua don Carlo Occelli -. Il giorno dopo ci hanno detto che a Lublino, a 80 chilometri di distanza, c’erano 5 persone che cercavano un passaggio per l’Italia. Altre tre volevano arrivare a Cuneo, ma il loro bambino aveva la febbre e non poteva viaggiare per l’emergenza sanitaria. La famiglia l’abbiamo portata fino a Porta Nuova, dove hanno proseguito in treno, perché hanno un contatto a Latina. Domenica all’una siamo ripartiti e siamo arrivati lunedì alle 11”.
Don Carlo racconta anche la situazione in questa città, simile a Cuneo per dimensioni, a pochi chilometri dal conflitto. “L’organizzazione e l’accoglienza sono straordinari. Il parroco e il preside della scuola cattolica ci dicevano che sono riusciti ad ospitare tutti in famiglia. Tutto il territorio è molto impegnato e nello stesso tempo abbiamo incontrato gente da Francia, Belgio, Portogallo che danno dei passaggi. Una cosa mi ha impressionato. Facevamo colazione con il parroco, che ha sulla sessantina, e lui ci racconta cosa sta facendo la gente in modo inaspettato. Le tensioni tra polacchi e ucraini sono storiche. Ci raccontava che il papà e il fratello sono stati uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale dagli ucraini. Lui ha telefonato a sua madre per chiedergli cosa fare e lei gli ha detto che bisogna aiutare chi fugge dalla guerra. Questo per dire che ci sono molte dinamiche familiari che fanno parte della storia e sono superate da un’enorme solidarietà e accoglienza. Si respirava proprio tanto”.