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Venerdì 22 novembre 2024

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Il legno, e non solo, per dire tutto o quasi

Le vere architetture dell'immagine di Enzo Bersezio

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Enzo Bersezio oggi vive e lavora a Torino, ma è nato in provincia a Lesegno nel 1943. È uno degli artisti più attivi e presenti sul territorio regionale. Dopo gli studi liceali, si è diplomato in Scultura, frequentando il corso tenuto dal maestro Sandro Cherchi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
È stato docente di Discipline Plastiche al Liceo Artistico Statale della città. La sua indagine artistica si è mossa in concomitanza con l’attività del gruppo dell’Arte Povera, procedendo però in autono- mia di intenti e privilegiando un’idea di scultura minimalista, da considerare come sintassi espressiva strutturale, incentrata sul linguaggio delle forme archetipiche, come la scrittura o gli oggetti delle culture primitive. Attento e fantasioso manipolatore di materiali naturali, è giunto a concentrare le proprie indagini sul legno, dopo aver elaboratto una prime serie di lavori composti da accumulazioni di carta mutata in deposito di scritture, che affiorano come memorie in superficie dalle profondità della materia o da installazioni di materiali aggregati in funziotne di liberi richiami a forme arcaiche di comunicazione umana.
“Il legno – scrive Angelo Mistrangelo – appare come un mezzo determinante per trasmettere sensazioni, emozioni e la magia di volu- mi che “occupano” l’ atmosfera e la suggestione di una narrazione infinita”.
Dalla fine degli anni Sessanta ha iniziato ad esporre in varie rassegne collettive e personali in Italia e all’estero. La sua prima personale si è tenuta nel 1971 a Bari. Nel 1975 ha partecipato alla X Quadriennale di Roma. Poi sono venute le partecipazioni a mostre che si sono svolte a Torino, Roma, Milano, Bologna, Firenze, Parigi, Copenaghen, Glasgow. Tra le collettive più recenti, sono da ricordare quelle allestite al Padiglione Italia della 54a Biennale di Ve- nezia nella Sala Nervi di Palazzo Esposizioni a Torino, tra dicembre 2011 e genna- io 2012 e alla Biennale Internazionale di Scultura del 2013 nel Parco di Racconigi. Tra le sue ultime personali, si segnalano Nel vento alla Fondazione Peano di Cuneo nel 2009, Sguardi verticali, ad Ascoli Piceno nel 2010, Nootkia-50° latitudine nord-ovest. La seconda attenzione, a Torino nel 2011, Foreste bianche ad Alessandria nel 2012, la doppia personale, insieme a Armando Fettolini, alla Galleria MXM Arte Contemporanea & Maria Mancini di Pietrasanta tra agosto e settembre 2013. Bersezio sa attrarre l’occhio dell’osservatore grazie alla forza psicologica delle sue sculture che evocano il mare e la navigazione. Le loro superfici, assemblate con cura, sono caratterizzate da un colore bianco, diafano, che lascia trasparire il tessuto vegetale sottostante e ci evoca una poetica della rarefazione e della purezza forma- le, che permea ogni suo aggregato di corpi plastici mistilinei, del tutto stabili, ma anche leggeri, aerei e snel- li nel loro disporsi nello spazio che li circonda.
“È inevitabile parlare del tempo nelle opere di Bersezio, – commenta Elena Vigiano – le sue composizioni formali implicano condizioni temporali ove il significato deriva da un insieme di richiami alla coscienza transitoria, dello spettatore mentre esperisce dell’opera. Essi non esistono solo nello spazio ma anche nel tempo e possono apparire ogni qualvolta le si guardi, “diverse”, a seconda del proprio vissuto. Ogni organizzazione plastica ha in sé un’asserzione implicita sulla natura dell’esperienza temporale nella natura e nell’uomo. Ogni frammento ligneo deriva simbolicamente dall’Albero cosmico, quello mitologico di Geb e Nut”.
“Pazienza, sperimentazione creativa e una lenta lavorazione artigianale sono il suo modus operandi – aggiunge Fulvia Giacosa -: carte e legni sono scrutati nelle trame, increspature e rughe della loro epidermide; l’amore per la materia lo trattiene da qualsiasi intervento violento: le carte accolgono numeri, lettere, frasi, simboli, i fogli si stratificano uno sull’altro sfruttandone trasparenza e sottigliezza; il chiarore diafano dei legni conferisce loro una lievità inaspettata come se le azioni dell’artista (levigare, intagliare, sbiancare) trasformasse la consistenza iletica in rarefatta sostanza, incanutita da un viaggio tra terra, mare, epoche; singoli o assemblati nello spazio, a volte appoggiati a parete, ospitano spaghi naturali o colorati, cordicelle nautiche, cilindri scrittori, intrecci di lana, “ricami”, oltre a contrappesi strutturanti che risolvono la contesa tra forma e forza; essi diventano supporto per tracce di senso rivelatrici del confine tra preistoria ritrovata e attualità del vissuto, quel confine che Antoni Tàpies aveva inverato nei “muri” che – scriveva nel 1969 – conservano la loro realtà senza nulla perdere della loro carica archetipa e simbolica. Anche la scelta del verticale è aspirazione a cogliere l’infinito irrappresentabile come dimostra l’onnipresenza dei numeri primi”.

Alcune delle opere di Enzo Bersezio sono  in esposizione nella mostra personale “Il tempo, l’opera”, allestita nell’Antico Palazzo di Città, in via Giolitti 1 a Mondovì, appuntamento della rassegna grandArte 2022 Help – humanity, ecology, liberty, politics. Visitabile fino al 25 aprile, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19, con ingresso libero, nel rispetto della normativa anti Covid.

 

 

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