Cuneo – Da una parte c’è una riduzione della portata delle sorgenti di montagna tra il 30 e il 70% (in alcuni casi siamo arrivati al 100%), per le altre sorgenti più “resistenti” si rileva un calo di oltre il 20% della producibilità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (ad esempio le sorgenti che originano la rete dell’acquedotto intercomunale cuneese). Lo spiega l’Acda invitando a un utilizzo responsabile della risorsa acqua, soprattutto a seguito della situazione metereologica che da tempo stiamo vivendo.
La condizione di siccità sofferta dalla provincia a partire dallo scarso innevamento dell’inverno 2021, dalle mancate piogge dell’estate/autunno e dall’anomalia di un inverno come quello appena concluso, ha provocato, nei vari comparti d’uso, livelli di gravità tali da richiedere l’adozione di una serie di provvedimenti gestionali atti a mitigare gli impatti negativi sulla continuità del servizio idrico.
“In questo quadro complesso ed articolato – scrive l’Acda – il richiamo ad un uso più consapevole e razionale delle risorse idriche realizzato attraverso l’emissione di ordinanze sindacali di divieto dell’uso dell’acqua potabile per scopi diversi da quelli alimentari ed igienico-sanitari è un atto pressoché dovuto anche se non risolutivo. La scarsità ed incertezza degli apporti idrici derivanti dalle mancate precipitazioni, la scomparsa dei ghiacciai e dei nevai sulle nostre montagne, la condizione di degrado di gran parte della nostra area alpina provocano infatti la rottura dell’equilibrio tra la naturale disponibilità d’acqua ed il consumo che ne fanno le attività umane. I comuni particolarmente colpiti da questa siccità sono anzitutto quelli nella fascia in media e alta montagna, ma attualmente si cominciano a rilevare seri problemi di approvvigionamento anche in altre aree della zona da Acda gestita”.
Ma c’è anche una concausa che sono le perdite delle tubazioni dovute a vetustà ed un utilizzo scorretto della risorsa da parte dell’utenza dovuto a mancanza di alternative di approvvigionamento quali canali e rii, che sono andati in secca. Il fatto che queste carenze così gravi si riscontrino già a marzo getta foschi presagi sul proseguo del tempo, in particolare sull’estate, quando le località di montagna dovranno affrontare la stagione turistica.
“In relazione alla dimensione sociale ed economica nonché agli aspetti di Governance, l’impegno di Acda è focalizzato ad elevare la qualità delle infrastrutture migliorandole laddove sarà possibile. L’approccio alla gestione emergenziale è rivolto alla ricerca attiva delle perdite per evitare sprechi su reti particolarmente obsolete, azioni di regolazione delle pressioni, anche in assenza di specifiche valvole di regolazione (che sono allo studio), l’interconnessione tra acquedotti per una ripartizione funzionale delle portate disponibili ed il rifornimento di acqua potabile mediante l’utilizzo di specifiche autobotti certificate. Simultaneamente alle operazioni contingenti, è in corso un’attività di razionalizzazione delle reti di distribuzione realizzata attraverso la gestione ottimale dei pozzi esistenti e l’efficientamento dei sistemi di pompaggio oltreché – ove possibile – attraverso il collegamento degli stessi ad acquedotti con disponibilità di risorsa idrica maggiore. Altri interventi già programmati a cui – in alcune aree – viene data priorità riguardano: studi sulle captazioni per migliorare e/o potenziare la disponibilità della risorsa (fonti esistenti/nuove fonti) e la distrettualizzazione delle reti per renderle più efficienti con l’applicazione di sistemi di controllo più sofisticati di quelli attuali. È ovvio che si continuerà ad intervenire nella sostituzione delle tubature obsolete e negli interventi d’urgenza”.