Torino – Nove bambini piccoli pazienti oncologici ucraini con le loro famiglie oggi sono arrivati a Torino con l’obiettivo di affidarli alle cure dell’Ospedale Regina Margherita.
La più piccola, Victoria, ha 6 mesi. Il più grande ha compiuto 16 anni e si chiama Dmytro. Sono arrivati a distanza di due settimane da quella che ha portato a Torino altri 13 piccoli pazienti e i loro genitori,
Anche questa volta a rendere possibile il viaggio è stata la generosità di due realtà piemontesi, Fondazione Lavazza e Reale Foundation, che insieme si sono fatte carico di tutti i costi necessari. A sostegno della missione anche Sagat Spa e Sagat Handling, che hanno nuovamente garantito la piena gratuità di tutte le operazioni aeroportuali.
Il volo è partito stamattina alle 9 da Torino alla volta di Iasi, in Romania, dove al confine con la Moldavia i piccoli pazienti sono arrivati attraverso una associazione no profit ucraina, Vita senza Leucemia, in contatto da settimane con lo staff medico piemontese, che li ha accolti subito a bordo prestando loro le prime cure con il supporto di un gruppo della Croce Rossaspecializzato in situazioni d’emergenza.
Sull’aereo presenti anche in questo viaggio il presidente della Regione Alberto Cirio e la dottoressa Franca Fagioli, direttore dell’Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita della Città della Salute di Torino. Con loro anche l’assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca.
“Se fossero rimasti in Ucraina il destino di questi bambini sarebbe stato segnato. Da oggi invece possono tornare a combattere per il loro futuro, che è pieno di speranza – ha detto il presidente Cirio -. Per questo siamo venuti a prenderli e continueremo a farlo per tutti coloro che con le nostre forze potremo portare in salvo”.
“Anche per questi bambini, come per gli altri piccoli giunti due settimane fa nel nostro ospedale, comincia un percorso complesso per aiutarli a guarire – spiega la dottoressa Fagioli -. Cinque dei pazienti arrivati a inizio marzo sono stati già dimessi e proseguono le terapie in day hospital, altri due li seguiranno a breve, mentre gli altri continuano in regime di ricovero. Purtroppo il bambino più grave non ce l’ha fatta, la sua malattia era in stato troppo avanzato. Per casi come questi il fattore tempo è fondamentale, le cure devono essere iniziate in modo tempestivo. Ed è il motivo per cui siamo qui”.