Mondovì – È stata inaugurata venerdì e rimane aperta tutti i venerdì, sabati e domeniche fino al 25 aprile dalle 16 alle 19, la mostra personale di Enzo Bersezio “Il tempo, l’opera”, allestita nell’Antico Palazzo di Città, in via Giolitti 1 a Mondovì, quarto appuntamento della rassegna grandArte 2022 Help – humanity, ecology, liberty, politics.
“Una rassegna. ha detto Enrico Perotto nella presentazione – che vuole essere una risposta culturale questo momento di sbandamento, dove il sonno della ragione genera mostri, come la guerra. Enzo Bersezio ha dato vita a una mostra molto bella, una mostra importante di un artista che presenta la sua opera che è partire per un viaggio nella nostra antichità primordiale, l’uomo che viaggia attraverso il tempo, dei numeri che sono simboli che ci collegano all’infinito, al legno che diventa durevole, ma fragile e diafano che le eleva dunque la materia a una dimensione più alta”.
Formatosi all’Accademia Albertina, Bersezio comincia ad esporre a fine anni Sessanta nella Torino dell’Arte Povera, iniziale ambito di riferimento per l’artista insieme alle correnti minimaliste e concettuali rilette in chiave antropologica e alla nuova facies della scultura internazionale che predilige l’installazione correlata all’ambiente, si serve di materiali poveri e forme essenziali (in Bersezio archetipiche, mitiche o arcaiche).
“Sono qui con una serie di appuntamenti con i materiali – ha detto Enzo Bersezio all’apertura della mostra – legno, carta e stoffa ultimamente tutto questo mi fa pensare il tempo e i numeri primi che mi hanno sempre affascinato, è una rivalsa sui numeri che sono affascinanti, che sono di una spazialità e di una poesia incredibile e io lo sto scoprendo solo ora in questo percorso”.
“I suoi legni, le sue strutture svettanti, i suoi strati di carte e numeri, i suoi tenui colori, il suo bianco non bianco, le sue corde nautiche, i suoi grigi metalli sono lì, davanti a noi e, da semplici e poveri materiali divengono elementi della nostra storia atavica – spiega Marcello Corazzini, che ha curato la mostra insieme a Fulvia Giacosa -, ci riportano a tempi immemorabili, a storie di viaggi in terre sconosciute ma al contempo note, assurgono a strutture sciamaniche, a protezione del nostro più intimo essere, in una continua contrapposizione tra antico e contemporaneo, tra moderno ed arcaico”.
La mostra è visitabile fino al 25 aprile, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19, con ingresso libero, nel rispetto della normativa anti Covid.