Cuneo – Emmaus Cuneo farà la sua parte – tramite Emmaus Europa e i propri gruppi in Ucraina, in Polonia e in Romania – nel sostenere la popolazione e i profughi ucraini con un contributo di 3.000 euro, così come ha fatto e continuerà a fare a favore dei profughi della rotta del Mediterraneo, della rotta balcanica, dell’Afghanistan e di ogni parte del mondo. Consideriamo infatti essenziale non distogliere l’attenzione e lo sguardo dalle tante, troppe situazioni di conflitto e di sofferenza in molti luoghi (anche lontani da noi) in cui siamo direttamente o indirettamente coinvolti come Paesi occidentali a causa di ingenti interessi economici e geopolitici.
Ribadiamo fermamente che i conflitti e le situazioni di miseria e sofferenza hanno sempre alla radice cause indotte che è nostro dovere comprendere e combattere; così come riaffermiamo a gran voce che tutte le persone – nessuna esclusa – in fuga da guerre e da contesti di vita drammatici hanno il medesimo diritto a essere salvate in terra e in mare, a trovare accoglienza, a essere riconosciute, aiutate e sostenute.
Non ci possono essere profughi di ‘serie A’ e profughi di ‘serie B’. Per chi in questi giorni sta lasciando l’Ucraina, è stata resa concretamente e giustamente operativa la direttiva europea 2001/55/CEE riguardante la protezione temporanea: una direttiva che riguarda tutte le persone che vivono in situazioni di ostilità armata e che, perciò, dovrà essere applicata a tutti quei soggetti che si trovino in questo particolare stato.
Ogni guerra ha alla base interessi che hanno a che fare con il controllo diretto o indiretto di risorse e materie prime, i cui primi beneficiari sono sempre i ricchi, i membri di regimi corrotti e autoritari, le imprese e le multinazionali che commerciano in armi. Coloro che ci rimettono sono invece le popolazioni civili: i bambini, le donne e gli uomini che pagano ogni volta il prezzo più alto in termini di vite spezzate e di sofferenze.
Pur credendo fermamente nel più rigoroso rispetto del diritto internazionale in qualsiasi parte del mondo, in quanto membri del Movimento Emmaus non intendiamo però cedere alla retorica nazionalista e populista, e vogliamo manifestare la nostra vicinanza alle popolazioni civili che vengono spesso utilizzate come mere pedine nella propaganda bellica costruita quotidianamente dalle parti in causa e sostenuta da un’informazione non raramente manipolata. Non contempliamo il concetto di ‘nemico’, quanto piuttosto quello di ‘patria superiore’: dei diseredati e degli oppressi, come insegnava don Milani nel suo L’obbedienza non è più una virtù, uno scritto potente e purtroppo quanto mai attuale che invitiamo tutti a rileggere.
La guerra in Ucraina – forse perché geograficamente più vicina a noi e agli altri Paesi europei – ci ha spinto a riflettere in maniera più profonda e articolata sul potere distruttivo delle armi e sul rischio concreto di un’escalation che condannerebbe gli abitanti del nostro pianeta all’estinzione.
Per questa ragione crediamo fermamente che sia quanto mai urgente chiedere una moratoria di tutti gli armamenti nucleari e una radicale riconversione dell’industria bellica, aumentando al contempo gli investimenti dei governi in ambito sociale, nei sistemi scolastici, nella cultura e nei beni comuni.
Pertanto invitiamo tutti a fare un passo oltre la paura e lo sdegno, compiendo concrete scelte di pace. Ciò può avvenire:
- contribuendo ad aiutare, a salvare, a sostenere e ad accogliere senza discriminazioni chiunque fugga o arrivi da situazioni di miseria, sofferenza e di guerra da qualunque area del mondo;
- attuando un deciso boicottaggio verso chiunque, nel nostro Paese, sia coinvolto nella produzione e nel commercio delle armi (industrie, istituzioni, banche, gruppi privati);
- creando ponti e sostenendo chi, nei Paesi in conflitto, compie difficili e rischiose scelte di pace e obiezione di coscienza e rifiuta l’opzione militare;
- chiedendo al nostro Paese e all’Europa di contribuire alla risoluzione dei conflitti attraverso la via diplomatica e servendosi di strumenti di pace, non inviando armi alle stesse parti in conflitto;
- adottando uno stile di vita sostenibile che preservi l’ambiente, le sue risorse e garantisca una loro equa redistribuzione.
Concludiamo quest’appello citando le parole dell’Abbé Pierre, fondatore del nostro Movimento: «la sola guerra che vale la pena di combattere è quella contro la miseria».